la Rolex Fastnet Race vissuta in prima persona
Maurizio Baroni (Istruttore CVC e Capobarca AIVA) ci racconta la sua Rolex Fastnet Race 2021, vissuta con altri sei compagni di avventura. La Repubblica ha dedicato all'impresa un articolo nell'edizione del 26 agosto 2021, ma noi possiamo leggere la storia direttamente dalla penna del capobarca!
NOTA: questa impresa è stata possibile anche grazie ad AIVA CVC, che mi ha sponsorizzato, e al suo presidente Emilio Palladini, e a Gian Franco Meggiorin e Navimeteo per le precise previsioni. Maurizio Baroni
La plus ancienne, la plus mythique des courses au large! ma perché in francese? Non parte dal Royal Ocean Racing Club di Cowes sull’isola di Wight?
Sì ma quest’anno, per la prima volta nella storia, dopo aver girato le Scilly e il faro del Fastnet a sud dell’Irlanda l’arrivo non è più a Plymouth ma bisogna riattraversare la Manica con i TSS (canali commerciali) e arrivare in Normandia a Cherbourg!
Tutto è nato a Caprera e precisamente nello spaccio di Roberto ai cabinati ultimo venerdì della stagione 2020, prima della chiusura invernale della base. Ci sono i saldi e Stefano - un mattacchione allievo del C2 - mi nasconde le scarpe, io sono Capoturno al C3, si parla di vela e di sogni.
All’aeroporto di Olbia viene fuori il Fastnet race; è dalla tragedia del 1979, dove 20 imbarcazioni e 19 velisti furono spazzati via dalla furia del mare, che seguo questa regata: si corre ogni due anni, occorre perfezionare l’iscrizione entro gennaio 2021. [ndr: in "Fastnet Forza 10" John Rousmaniere, che vi partecipò, ha ricostruito le fasi drammatiche di quella tragedia. Storie di equipaggi, ma anche dei loro coraggiosi salvatori che per ore e ore lottarono contro il mare e il vento.]
Stefano mi chiede se ho voglia di fare lo skipper e se sono in grado di portare in regata allievi e amici. Io ho navigato nella Manica sia con i Glénans come capo barca, che con l’AIVA, siamo stati anche alle Scilly in epoca ante GPS ed elettronica e gli dico subito di sì, se lui riesce ad organizzare e ad iscrivere una barca io ci sono!
È la regata d’altura più difficile tra quelle europee: ci vogliono un sacco di documenti da presentare al RORC (Royal Ocean Racing Club) sia per la barca, che deve avere tutte le dotazioni richieste, che per l’equipaggio, con tutte le qualifiche documentate, esperienza e miglia. Si iscrive una barca ed equipaggio fantasma in tempo utile! Si può fare!!
Stefano nel frattempo si prende tutte le qualifiche possibili, fonda una scuola patenti nautiche a Torino, si compra una barca. Mette un annuncio in rete dove si cerca l’equipaggio...
Non mi dilungo a raccontarvi cosa è successo nei primi mesi dell’anno ai vari membri dell’equipaggio e alle regate fatte. Per quanto mi riguarda invece mi sfracellavo con la mountain bike in un sigle track e poi cadevo sulla spalla in sci alpinismo. Risultato tendine sovraspinato rotto e arto dolorante e mal funzionate! Per allenamento mi imbarco su un Lagoon appena uscito dal cantiere a Le Sable D’Olonne per portarlo in Sicilia. Bellissima esperienza!
Arriviamo ad agosto. Riusciamo a passare tutti i test e ci prepariamo ad essere cinque italiani a bordo di una vecchiotta barca Francese; un Bavaria 40 Sport “Gannet’s” FRA37821, noleggiata in Normandia da Marc Lepesqueux un armatore già campione di Figaro, mini, Route du Rhum e traghettatore su Class 40 di turisti francesi nelle regate, un normanno temprato dagli oceani. Siamo gli unici che gli chiedono una barca completa da gestire, dall’inizio alla fine.
Gannetts è il nome di un uccello marino (sula in italiano), direi che porta bene dato che in laguna regato con le sanpierote volpoca e moretta, anatre della laguna di Venezia, e la cosa mi piace molto!
Dopo un viaggio travagliato causa gomma scoppiata in autostrada, il 2 agosto arriviamo a Dielette dove prendiamo in consegna la barca.
Purtroppo non è pronta: bisogna togliere il genova rollabile completo e montare il Tuff Luff [ndr: il marchio con cui è stato commercializzato un tipo di strallo cavo estruso], togliere la randa crociera, lazy jack, sprayhood, salpa-ancora, musone, ecc. ...
Prendo subito una importante decisione visto l’equipaggio non giovane e non allenato alle regate e visto il pessimo meteo che ci attenderà: lascio giù la randa square top full carbon con una sola mano; lascio giù uno spi asimmetrico leggerissimo da montare come gennaker su tangone murato a bompresso con ritenuta sotto alla prua; rimonto musone e salpa-ancora, rimonto randa crociera con due mani, lazy jack e sprayhood. L'obiettivo è portare a casa la regata in sicurezza gestendo uomini e barca.
A bordo l’elettricista deve montare l’Ais e interfacciarlo con gli strumenti ma in due giorni di lavoro stenta a venirne a capo, terminerà a Cherbourg la sera prima del trasferimento a Cowes. Poi ci sono le dotazioni: giubbetti con Ais mob, ancora di rispetto, antenna di rispetto per VHS, randa di cappa e tormentina arancio con numero velico (rubate al class 40 e verniciate nottetempo), pompa di sentina elettrica volante…
Il 4 agosto ci trasferiamo a Cherbourg per i controlli e per montare il tracker. Subito doppiamo bene capo le Hague con la correnti di marea che possono superare i 10 nodi.
Il problema maree è notevolissimo, occorre alta marea per uscire ed entrare in porto ma poi se è contraria la navigazione diventa una pena.
Purtroppo causa pandemia non possiamo andare all’isola di Wight, non ci permettono di sbarcare senza quarantena, anche se con Green Pass.
(nella foto: Maurizio di fianco a Maître CoQ)
L’ambiente in porto comunque è spettacolare: ci sono tutti i migliori velisti d’altura, salutiamo Soldini col suo trimarano ormeggiato all’ingresso e in porto siamo vicini a Maître CoQ, l'Imoca di Yannick Bestaven [ndr: il vincitore del Vendée Globe 2020-2021] con il suo staff che lavorano alacremente.
Ma veniamo alla navigazione: salpiamo venerdì mattina appena c’è luce, dobbiamo fare 80 miglia per arrivare a Cowes. Il meteo non è buono, entreremo nel Solent (*) da est per avere corrente a favore.
Subito la traversata diventa impegnativa, aumentano il mare e il vento. Riduciamo progressivamente le vele, incontriamo molte navi e attraversiamo perpendicolarmente il TSS. L’ingresso nel Solent è complicato, l’onda è molto aumentata, il fondale è basso: la barca rolla moltissimo ed è difficile timonare, decido di ammainare tutta la randa e di procedere con il solo fiocco steccato tra groppi di vento e pioggia.
Anche qui navi, traghetti e una moltitudine di secche e segnali. Al tramonto siamo finalmente a Cowes. Non possiamo scendere in banchina, accostiamo solo qualche minuto per far salire i due gentiluomini inglesi settantenni armatori di magnifiche barche. Si sente la musica e la festa al Royal.
Ci assegnano una boa, rolleremo tutta notte ma sono positivo per l’assestamento necessario del nostro corpo al mal di mare. Sento per l’ultima volta Gian Franco Meggiorin.
Il meteo è micidiale. Il buon senso e i consulenti suggeriscono di non partire: mare e vento contro per giorni, poi un’altra profonda depressione sull’Irlanda in arrivo con altra burrasca.
Il briefing on line avvisa e mette in guardia i partecipanti. Il problema, oltre la corrente e gli ostacoli, è l’onda corta e alta che può distruggere barca ed equipaggio.
Domenica mattina montiamo le vele da burrasca arancioni, dobbiamo passare un cancello, mettiamo con un pennarello il numero velico e su un cuscino della dinette scriviamo con nastro adesivo lo stesso e lo leghiamo sulla fiancata.
Il caos regna sovrano: oltre 400 barche in mezzo ai traghetti e in acque ristrette con 25 nodi da ovest, onde e corrente. Transitiamo davanti al comitato: ci siamo !!
Ogni 15 minuti parte una classe prima i multiscafi poi gli Imoca poi le 5 classi IRC. Il segnale viene dato con sparo di cannone dal forte del Royal Yacht Squadron’s.
L’aria e l’ambiente sono frizzanti, l'adrenalina è a 1000. Sono al timone sulla linea, decido di partire in comitato con mure a dritta anche se c’è un buono sul forte ma poi si deve virare subito.
Siamo in un fiume, bisogna stare attenti a non fare OCS abbiamo due mani e tormentina, vento contro da ovest, piovaschi. Sembra di essere ad una regata di bastone incroci ravvicinati all’ultimo, tanti sovrainvelati randisti con gran lavoro tutti gli equipaggi sopravento fuori dalle draglie! Dopo 40 minuti cedo il timone a Dave che però mi dice di non aver mai navigato nel Solent con tanta onda e controlla la barca: sembra ci sia un problema ai frenelli, lavorare sottocoperta è micidiale per il mal di mare ma si deve fare! Poi mi dedico al carteggio: l’uscita dal Solent è l’ allucinante “Needles” ; lo studio da un anno con libri e pubblicazioni, è una strettoia con secche, scogli e relitti di navi.
La corrente ci aiuta a spararci fuori ma l’onda incrociata è micidiale! tutto ribolle.
Si susseguono le virate, la notte andrà avanti così, bolina in mezzo a tante barche, pioggia, scarsa visibilità. Il mal di mare ci debilita, chi prende farmaci dorme ma non si vedrà fino al mattino successivo.
Mi ero tenuto fuori dai turni per dedicarmi a emergenze e navigazione ma devo timonare. Il tendine rotto della spalla destra non aiuta, anche sottocoperta è difficile muoversi e non bisogna cadere e farsi male, alla radio continue richieste: pan pan, may day, AIS che si attivano, sembra uno scenario di guerra piuttosto che una regata. Cominciano i ritiri!
Barca ed equipaggio reggono, arriviamo dopo 215 miglia molto provati alle Scilly. La strumentazione e il GPS funzionano male, l’AIS non è più collegato con la nostra posizione, non possiamo più caricare palmari e telefonini.
Ora dobbiamo evitare le zone interdette per la regata (TSS), pena la squalifica o forti penalità: ce ne sono 5, il GPS altalenante e le bussole di rotta starate e difformi non aiutano! Il vento cala, alziamo il genova leggero in carbonio, sempre bolina, è molto difficile timonare, incrociamo gli Imoca e le barche veloci che scendono: bellissimo!!
Siamo nel mare celtico, scarrocciamo tantissimo causa l’onda e finiamo 40 miglia sottovento al Fastnet Rock ad est di Baltimore. Il meteo conferma l’arrivo della burrasca da ovest dobbiamo passare il faro prima che ci investa!
Ci riusciamo alle tre di notte, vediamo solo la luce inquietante tra la pioggia e gli spruzzi.
Siamo sempre di bolina, il vento ma soprattutto il mare aumentano, occorrerebbe un genova pesante tangonato e non quello in carbonio. Con solo solent (vela piccola di prua steccata) scendiamo verso la Manica.
Con GPS altalenante e senza più i cellulari mi prendo nota di tutti i fari che incontreremo e faccio le rotte per il vento prevalente, purtroppo non abbiamo tutte le carte nautiche !! errore e colpa mia ci avevamo pensato tanto ma ritenevo che avendo altre agli strumenti della barca il Garmin in reach cartografico e i cellulari con Navionics e app di routage e meteo fossero sufficienti.
Si va avanti, non è pensabile un ritiro! Passaggio di notte con vento e onda al lasco delle Scilly, fari ben visibili, per fortuna poi crollo del vento.
Estenuante attraversamento tra le navi della Manica fino alle isole Anglo Normanne dove prevale la corrente, anche con spi è log che dice 3 nodi, in un giorno torniamo indietro di 15 miglia! Troppo fondo per ancorare, finalmente dopo l’ennesima guerra contro la corrente di capo le Hague e due ore per tagliare il traguardo arriviamo felici a Cherbourg!!
Cosa posso dirvi: l’esperienza di una vita di navigazioni (molte!) in era ante elettronica sono servite, certo che il mondo delle regate è la Formula Uno, noi eravamo amatori con la 500!!
Nessun incidente o infortunio e barca ancora abbastanza a posto: un successo! Allego quanto ha scritto Christian Morasso sull’equipaggio.
Buon vento e “ duri i banchi “ a tutti!
"Abbiamo vinto la Fastnet 2021. Da soli." di Christian Morasso
Ebbene sì, non siamo plurititolati velisti e neanche abbiamo assunto professionisti che fanno vincere barche altrui o scarrozzano ignari marinai fino al Fastnet, non abbiamo fatto un ritiro di un mese prima della partenza nella Manica per studiare le correnti e i venti, non abbiamo sponsor né tantomeno tecnologia della Nasa per prevedere gli eventi, neanche molto carbonio se si esclude un tangone e due genoa.
Abbiamo fatto tutto noi: due ingegneri da Torino, Stefano l'ideatore e Simone il giovane avventuriero, un avvocato, Carlo, e un imprenditore, Christian, da Genova, un istruttore e capo barca di Caprera e Aiva da Venezia, Maurizio, e due amici inglesi in pensione, David e Richard, invitati a fare un giro a The Rock, il mitico Fastnet !
Da febbraio però dobbiamo iniziare a regatare e le miglia da fare sono tante: 3 Golfi, 151 Miglia ma, soprattutto, la Giraglia è quella che ci darà le miglia minime approvate dal RORC.
Ma il mare educa, non viene educato e asservito ai nostri desideri.
Alla regata dei 3 Golfi siamo in tre di noi nell’equipaggio del Pelicàn dell’armatore Filippo Gazzerro, cui non saremo mai abbastanza grati per la sua disponibilità a fare regate d’altura con noi, a trovarci fra la vita e la morte nella collisione con una bettolina di 90m. Il famigerato naufragio del Pelicàn. Lo sconforto è generale, lo shock è forte, la 151 subito a seguire passa inosservata fra il silenzio e la frustrazione. Forse tutto è perduto.
Per questo, oggi, arrivati alle ore 8.06 CET di domenica 15 Agosto 2021 a Cherbourg, piangendo ridendo e bevendo, posso decisamente dire che abbiamo vinto noi!
Miglia percorse :
35nm Dielette – Cherbourg
80nm Cherbourg – Cowes
851nm Cowes – Fastnet – Cherbourg
35nm Cherbourg – Dielette.
Totale 1.000nm
Iscritti: 663
Gannet's FRA37821 1.0000
start 08 Aug 12:25:00 GMT
finish 15 Aug 07:06:28 GMT
Equipaggio:
Maurizio Baroni (Venezia) Il nostro Comandante onnipresente a qualsiasi ora, indispensabile con la sua esperienza e i suoi studi meteorologici e di navigazione nel Solent e canale d'Irlanda, gran pacificatore di animi, timoniere, drizzista e prodiere, primus inter pares.
Stefano Gnech (Torino) Ideatore, promotore, logistica, tailer e drizzista nonché medico a bordo First Aid a cuore aperto.
Christian Morasso (Genova) Coordinatore RORC fornitori, impianti a bordo, prodiere nr. 2, timoniere, lavapiatti.
Carlo Galiberti (Genova) Tattico e prodiere nr. 1, tailer e scoiattolo dell'albero, lavapiatti.
Simone Perino Fontana, un giovane Hemingway, randista, prodiere, tailer, avventuriero ma soprattutto cuoco sopraffino.
David Stanley, armatore e gran gentiluomo, timoniere esperto e anche prodiere alla bisogna, Master Tea Taster.
Richard Brookfield, riservato gentiluomo albionico quasi trasformato in pescatore siciliano tra gesti e abbronzatura, inossidabile timoniere e tailer.
(*) Il Solent è un braccio di mare che separa l'Isola di Wight dalla terraferma della Gran Bretagna; è lungo circa 32 km, e ha una larghezza variabile fra i 4 e gli 8 km. Nel punto più stretto, fra Colwell Bay e Hurst Castle sulla costa meridionale britannica, esso misura 1,6 km.
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