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Immagine del redattoreMarco Silleni

Primavera ai Caraibi

Questa è la cronaca della navigazione organizzata ad aprile 2024 dal Quadrante Capitolino ai Caraibi e più precisamente alle isole St. Martin, Anguilla e St. Barthélémy vista dal bordo di Another Thyme (letteralmente: "un altro timo", ma certo vale il gioco di parole)

Ci troviamo nelle Piccole Antille, le isole a semicerchio a Est di Cuba e Portorico e più precisamente nelle Isole Sottovento (Leeward), le più settentrionali, dette così perché sottovento rispetto alle isole più a Sud, colpite per prime dagli Alisei ("Trade Winds"), che soffiano costanti a 15-20 nodi da SE, ma in realtà possono girare fino a NE (vedi la mappa in pdf in fondo all'articolo).


La nostra flottiglia si compone di tre catamarani da otto persone ciascuno, con i capibarca Monica, Marco e Maurizio (le 3M). All'arrivo scopriamo che quasi tutto l'equipaggio di una barca è ancora in viaggio a causa di una giornata di ritardo del volo via Parigi; inoltre il bagaglio imbarcato di ben 2 capibarca, che avevano una coincidenza "corta", non arriva: meglio portare l'essenziale nel bagaglio a mano.


Saint Martin è un'isola curiosa divisa tra la parte francese, una "Communauté d'Outremer" che costituisce parte integrante dell'UE a tutti gli effetti: prodotti, prezzi in euro, roaming dei cellulari; e una parte olandese che invece non fa parte dell'UE da cui la necessità di passare il controllo passaporti, prezzi teoricamente in fiorini, ma i dollari USA sono i benvenuti e talvolta ancor di più gli euro.


Un appunto sulla situazione dei confini o burocratica: all'inizio è carino vedere sull'atlante le isole di diversi colori che appartengono ciascuna a un paese diverso, poi si scopre che per ognuno di questi bisogna fare dogana, ovviamente negli orari di apertura dei vari uffici, e soprattutto pagare vari oboli, compresa l'entrata nei parchi marini, anche per isole appartenenti allo stesso paese come St. Martin e St. Barthélémy che sono entrambe francesi.


ll charter comincia di domenica, il che crea qualche inconveniente. Nonostante avessimo ordinato il grosso della cambusa da far caricare a bordo (a prezzi d'affezione), i negozi per comprare il fresco sono chiusi la domenica pomeriggio; inoltre anche se la barca ci viene consegnata alle 16, il check-in e la clearance per partire verranno fatti solo lunedì mattina.


D'altra parte sapevamo di avere il divieto di navigazione notturna da parte del noleggiatore ed è comunque sconsigliata a tutti: non ci sono segnalazioni! nonostante le decine di isole minori e scogli che ricordano l'arcipelago della Maddalena, non abbiamo visto fari e quasi nessun fanale.


Anche le distanze tra le isole principali sono dell'ordine di grandezza dell'attraversamento delle Bocche. Inoltre, ai Tropici i crepuscoli sono corti e bisogna scegliersi un ancoraggio almeno mezz'ora prima del tramonto. Noi in realtà abbiamo avuto la luna piena e la tentazione di una bella notturna ci sarebbe stata, ma il vero pericolo aggiuntivo sono le micidiali boette dei pescatori: palle bianche di pochi centimetri di diametro, senza bandierine come invece da noi, legate a coppie o terne e che si trovano a centinaia, più frequenti nei versanti sottovento alle isole.


D'obbligo una o due vedette a prua e tuttavia qualcuno l'ha presa. Altra particolarità: si applica il sistema di segnalamenti IALA B, vale a dire che entrando in porto le boe o fanali rossi sono a dritta e il verde a sinistra!  Su Another Thyme siamo un bell'equipaggio: Monica competente e premurosa capobarca e Fabio valido vice; due coppie tra cui Kitty bravissima cuoca, a cui siamo stati ben contenti di lasciare la gestione della cucina in cambio di lavaggi piatti pronti ed efficaci; Elly capace di inventare invoglianti piattini di antipasti da una scatola di sardine; Emilio, un ottimo marinaio per il tender e mixologo (esperto di cocktail) e un attento team di vedette e all'ancora. Molti bravi  subacquei – non io!


Lunedì mattina siamo ovviamente svegli molto presto, finiamo la cambusa (a Monica viene comprato un bel prendisole dalle altre donne della barca) e quando ci viene data la clearance un pilota ci accompagna fuori dal porto e poi rientra col gommone che si era portato a rimorchio. Diamo subito vela e con un bel traverso in un paio d'ore arriviamo a Grande Case a N, dove aspettiamo le barche di Marco e Maurizio che ci raggiungono, purtroppo senza il bagaglio.


Provando il catamarano, ci accorgiamo che per le virate in prua occorre lascare la randa, perché altrimenti da vela orziera fa tornare la barca nel letto del vento e fallire la virata. Avvistiamo un grande uccello nero: è una fregata.


Martedì 23 di prima mattina Emilio vede un pesce nero lungo un metro e mezzo che si aggira a poppa: un barracuda! E infatti qualche giorno dopo un'altra barca ne pescherà uno. Poi nel transfer ad Anguilla con un'amichevole regata, avvistiamo un pesce volante che fa un volo di una ventina di metri e una quantità delle micidiali boette.


Anguilla è un'isola britannica (BWI: British West Indies) e si estende da E a W, ma la dogana è a Sandy Ground sulla costa N: una spiaggia da cartolina con sabbia bianchissima, mare turchese e molte barche su gavitello o all'ancora. Fatta dogana ci concediamo una passeggiata per il paesino dall'aria sonnolenta, anche alla ricerca di vestiti per Monica.

Sandy Ground.

Tramonto ad Anguilla.

Sosta pranzo a Sandy Island, isola sabbiosa con poche palme e un ristorante, contornata dal reef con frangenti sia a E che a W. Mentre siamo all'ancora, alcuni nuotano sino all'isola, tra motoscafi assassini che passano veloci.

Sandy Island, di fronte ad Anguilla.

Nel pomeriggio trasferimento a Road Bay sotto un resort che fa cocktail ottimi e cari. Il nostro mixologo di bordo raccomanda Spice of life, variante della piña colada.


Mercoledì 24 aprile partiamo alle 7:30 per Dog Island, estremità W, dopo aver avvistato una tartaruga e pesci da una ventina di centimetri che saltano fuori dall'acqua dando la caccia a pesciolini più piccoli, che sembrano scintille nell'aria del primo mattino.

Dog Island.

Deviazione per Prickly Pear (fico d'India) Cays, dove diamo ancora. Controllandola, avvistiamo sul fondo una grande torpedine. Col tender scendiamo a terra su questa isola con palme, che sembra quella dei naufraghi della Settimana Enigmistica. Infatti per restare in tema, i nostri ragazzi raccolgono una noce di cocco che apriamo per la polpa e il latte, subito usato per una piña colada nature.


Nel pomeriggio, trasferimento a motore contro l'aliseo all'estremo opposto E del gruppo di Anguilla, Scrub Island, altra spiaggia bianchissima ma con un'auto bruciata, arrivata chissà come, nascosta nella boscaglia. Pernottamento all'ancora. Nelle lunghe sere dopo il tramonto, Kitty ci dà lezioni di burraco e qualcuno gode della classica fortuna dei principianti, sempre che l'aliseo non arrivi a scompigliare tutto prima della chiusura della partita!




Giovedì 25 aprile partenza alle 6, attraversando il bel canale tra Anguilla e Scrub Island, per Marigot, per ritirare il bagaglio di Monica finalmente arrivato, rimpinguare la cambusa e fare acqua. Alle 12 siamo già in grado di ripartire per Île Forchue, nel gruppo di St. Barthélémy (St. Barths) a S, a vela e con due mani di terzaroli. Purtroppo il mare formato e l'aliseo in prua ci costringono prima a passare al motore e poi a ripiegare su Philipsburg, capitale di Sint Maarten olandese.


Sbarchiamo lasciando il tender in spiaggia, con qualche timore di ritrovarlo in vendita al mercato locale con il motore già smontato, e invece troviamo un baretto gestito da un'americana cresciuta a Napoli che parla italiano e ci serve dei mojitos belli carichi.


Venerdì 26 partenza a motore alle 7.45 con navigazione a vista verso l'Île Forchue, dove ormeggiamo alle 10.30. Numerose tartarughe tanto confidenti al punto da farsi accarezzare. Maurizio e qualcun altro ne approfittano per una passeggiata alla vetta. Ci trasferiamo poi all'Anse du Colombier a St. Barths. A sinistra si intravede la forma conica di Saba, altra isola olandese. Ultimo transfer della giornata a Gustavia, capitale di St. Barths. Ancoriamo nel porto, perché tutte le boe sono private.


Facciamo dogana e col tender scendiamo a terra per la cena di tutti gli equipaggi da Eddy's, un buon ristorante franco-creolo non troppo caro e che soprattutto ha accettato una prenotazione per 24 persone con un'ora di preavviso, nonostante sia ben affollato.

Sabato 27 alle 7.30 ci portiamo davanti a due rinomate spiagge nella parte S di St. Barths, ma esposte: Anse du Gouverneur e Anse de la Grande Saline, dove ancoriamo per un bagno. Più a S identifichiamo Statia (St. Eustatius), olandese e St. Kitts, indipendente. Ritorniamo verso N in poppa e davanti a Gustavia incrociamo una flottiglia di barche d'epoca, tra cui una goletta, con rande auriche e vele di cotone ingiallite: si preparano per una regata.


Ancoriamo di nuovo all'Anse du Colombier dove vediamo molte tartarughe, una pastinaca (simile a una razza, ma rotonda) del diametro di 1,5 m e un pesce palla, gamberi e un calamaro. Nel pomeriggio bella navigazione al traverso fino a Tintamarre, isola a NE di St. Martin e riserva naturale.


A terra in un boschetto un leggero scalpiccio ci fa scoprire decine di paguri che passeggiano. Prima di cena, invitiamo a bordo per un aperitivo l'equipaggio di Maurizio e ci sembra siano soddisfatti dell'accoglienza.


Domenica 28 aprile purtroppo dobbiamo rientrare per consegnare la barca la mattina dopo, con un bel lasco verso Marigot, dove arriviamo dopo la chiusura del marina, quindi ormeggiamo su un gavitello, in teoria prenotabile tramite un QR code piccolissimo.


Lunedì mattina piove alla grande, il pilota (un simpatico belga che ha vissuto in Italia) ci porta a fare gasolio e poi a riconsegnare la barca.


In conclusione, una bella navigazione favorita dal bel tempo, con equipaggi simpatici e un ambiente eccezionale dal punto di vista naturalistico.  



   

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1 Comment


Fabio Micale
Fabio Micale
May 21

Fantastica navigazione e impareggiabili compagni di viaggio, posti che mantengono le promesse, anche il meteo è stato impeccabile. Quindi grazie a Peppe Siracusa e al Quadrante Capitolino per l'organizzazione ed a Marco per il resoconto.

... che dire di più? Da rifare al più presto!

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