La Lidia, collocata nell'odierna Turchia, è stata la destinazione della navigazione primaverile del Quadrante Toscana AIVA CVC: è quella regione dell'Asia Minore occidentale, sulla costa dell'Egeo, i cui massimi confini comprendevano tutte le città della Ionia a eccezione di Mileto.
Sulle coste della Lidia abbiamo percorso circa 350 miglia da Marmaris a Kusadasi, veleggiando verso nord per una settimana con vento S-SE e nel ritorno verso sud con vento N-NO, in molti abbiamo avuto il sospetto che il buon Saverio Vella (n.d.r. il presidente del Quadrante Toscana AIVA CVC) nella sua perfetta organizzazione avesse preso accordi diretti con Eolo Dio dei venti.
Le navigazioni sono state un po’ impegnative per le onde costantemente in poppa, ma comunque buone e di durata media intorno alle 26 Mg giornaliere, in modo tale che è stato possibile godere sia del mare che delle numerose ricchezze storiche e archeologiche che si trovano sulla costa.
Le coste hanno connotazioni piuttosto diverse, alcune tendenzialmente rocciose e brulle, altre più verdi di macchia mediterranea con piccole insenature e spiagge, che sono meravigliose allo stato naturale, ma che purtroppo talvolta sono devastate da una urbanizzazione del peggior stile, con edifici quadrati tutti uguali che partendo direttamente dalla spiaggia si ergono sulle colline fino a seguirne il profilo; dal mare sembra di vedere i favi di un alveare.
La nostra prima tappa è stata Bozukkale, in turco “castello distrutto”, arriviamo al tramonto, attracchiamo ad un pontile di legno, atmosfera romantica, tutto intorno è silenzio, ci arriva solo il belato delle capre che circolano sole e indisturbate, ci rendiamo conto che qui non ci sono strade e si può arrivare solo via mare, chiudiamo la serata con una cena di ottimo pesce al ristorante Alì Baba.
L’indomani facciamo una gradevolissima passeggiata sul promontorio che racchiude la baia, enormi blocchi di pietra grigia sono i resti di un’imponente fortificazione edificata intorno al VI sec. a.C. come base navale e come presidio in difesa della vicina isola di Rodi.
Qui il panorama è spettacolare, i fondali sono turchesi e dall’alto si apprezza chiaramente come le tre baie sottostanti costituiscano un grande porto naturale protetto dalla penisola; intorno non si vedono abitazioni, solo un paio di ristoranti per i diportisti, si respira un’aria tranquilla e d’altri tempi. Anche sulla via del ritorno abbiamo avuto la fortuna di tornare in queste acque e dare ancora a Bozuk Koy per una sosta pranzo e un bagno.
Proseguendo il nostro percorso verso nord è stato veramente interessante poter alternare le navigazioni con visite ai numerosi siti archeologici che si trovano sulle coste, è stata una piacevole fonte di stimoli per ripercorrere la storia di questi luoghi.
La prima delle nostre tappe culturali è stata il 23 aprile all’antica città di Knidos, complice una giornata di scirocco forza 7-8 e mare molto mosso...
...che ci ha costretti ad un giorno di sosta a Palamut Liman.
Knidos è un luogo protetto da un promontorio e dove le due insenature divise da un sottile istmo di terra formano due bacini calmi e riparati che offrono protezione sia dai venti da sud e che da nord, vi si percepisce un’atmosfera rarefatta e sospesa fra terra e mare.
La navigazione continua in compagnia del nostro vento S-SE...
...e dopo aver passato una notte a Turgutreis ci dirigiamo a Didim, così solo due giorni dopo per il 25 aprile facciamo la nostra visita al Tempio di Apollo a Didima.
Il tempio, edificato sei secoli prima di Cristo, era molto rispettato perché il suo oracolo era considerato affidabile, fu distrutto dai persiani, poi ricostruito da Alessandro Magno e poi devastato da numerosi terremoti; ciononostante l’intero complesso ha conservato intatta la sua imponenza ed è ancora possibile apprezzare la raffinata bellezza delle sue decorazioni.
Proseguendo per Kusadasi il vento cala e il mare si fa più calmo, arriviamo in serata in una enorme e nuova marina non ancora completata. Si tratta della nostra meta più a nord dove qualche componente degli equipaggi scende e qualcun altro sale, l’occasione ha dato subito motivo di organizzare un aperitivo di saluto tutti su un’unica barca.
Il giorno seguente 27 aprile con molto entusiasmo ci apprestiamo a visitare la grande Efeso, il principale snodo commerciale del Mediterraneo fra oriente e occidente ai tempi dei romani, il primo impatto però non è stato dei migliori: il costo del biglietto di 40 euro è sembrato a tutti eccessivo e ci ha lasciato interdetti, anche in considerazione dello scarso livello di manutenzione che abbiamo constatato una volta entrati.
In ogni caso la grandiosità del sito ci ha ricompensato, insieme ad una miriade di turisti abbiamo assaporato il lusso dei romani con le strade lastricate di marmo bianco, l’Agorà, l’anfiteatro con 24.000 posti, la splendida Biblioteca di Celso e una quantità infinita di decorazioni, fontane, complessi termali e mosaici.
Invertita la rotta il vento si orienta da N-NO e varia da pochi nodi fino a 16-17, quindi il 29 aprile siamo a Bodrum, l’antica Alicarnasso, città natale di Erodoto, e che oggi è una graziosa cittadina turistica, dove finalmente siamo riusciti a fare un po’ di shopping.
Ma il vero gioiello di Bodrum è il Castello di San Pietro, che oltre a offrire una vista spettacolare sul golfo pieno di kaikki ormeggiati, contiene il Museo di Archeologia Subacquea.
Siamo rimasti tutti colpiti dalla quantità e dalla qualità degli oggetti esposti, fra tutti il più importante è il relitto di Uluburun risalente al 1300 a.c.
Il castello, ben curato dentro e fuori, ospita un gran numero di pavoni sia bianchi che color smeraldo, che accolgono i turisti esibendo la coda a ruota come se fossero veri attori.
Lasciamo questo paradiso e con il vento da NO ci dirigiamo a Bozburun, circa a metà tragitto il vento rinforza con raffiche a 25 nodi e il mare è formato, è stato l’unico momento di navigazione più impegnativa in tutta la crociera.
Bozburun è una cittadina storicamente di pescatori, che si snoda su un ampio lungomare che offre ai turisti una grande scelta di locali e ristoranti, qui abbiamo trovato il nostro posto per la cena sociale.
Ambiente semplice e carino, tutto coordinato in bianco e blu e con gestori molto accoglienti che hanno avuto cura di mettere un sottofondo musicale di canzoni italiane, meno male che a un certo punto la musica è cambiata e sono emersi pezzi più ritmati, così il dopocena è stato animato da balli in libertà.
L’indomani 2 maggio raggiungiamo Serce Limani un piccolo fiordo abbastanza profondo che si insinua fra le montagne e prosegue a terra con una vallata molto arida abitata da mucche, asini e capre in libertà, il luogo ci colpisce per la sua bellezza e per la sua essenzialità primitiva.
Arriviamo nel pomeriggio e ormeggiamo al piccolo molo le nostre 4 barche finalmente tutte vicine, dall’altra parte del molo poche barche di pescatori, l’acqua limpidissima, l’atmosfera è incantata e più avanti a terra un boschetto di eucalipti con ristorante.
Sarebbe stato il posto ideale per la nostra consueta cena finale con tutti i partecipanti alla crociera riuniti a tavola, peccato che i turchi qui abbiano dimostrato di non avere il senso della misura e avendo chiesto una cifra assolutamente esosa, non ci hanno consentito di accettare il preventivo.
Il 3 maggio inesorabilmente dobbiamo rientrare, il vento da NO con i suoi 15-16 nodi e raffiche fino a 25 ci regala un’ultima divertente navigazione, riusciamo comunque a strappare una sosta finale con un bagno nella baia di Gerbekse Cove, un minuscolo e nascosto fiordo dalle acque turchesi e dove si trovano anche i resti di una chiesa bizantina.
Infine nel tardo pomeriggio raggiungiamo Marmaris, la nostra destinazione finale, giusto in tempo per godere dell’ultimo tramonto in acque turche, sorseggiando un aperitivo seduti nella nuova ed elegante Ada Koy Marina.
Diamo l'addio (o chissà, forse un arrivederci!) a questa terra sorprendente, che ci ha regalato oasi di natura intatta e magnifiche vestigia architettoniche e storiche.
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