“Seppia femmina e seppia maschio”
Una sera di primavera di molti anni fa, durante un breve soggiorno partenopeo, mi ero recato nel caratteristico borgo di Marechiaro (*).
Il sommesso respiro del mare, i caldi e sfumati colori del crepuscolo nella splendida cornice del Golfo di Napoli, il tenue ocra delle piccole e antiche case del borgo stagliate sulle argillose pendici del promontorio di Posillipo… Insomma tutto contribuiva a creare una atmosfera vagamente onirica.
nella foto: uno "scugnizzo" che raccoglie ricci dagli scogli
Ero fortemente attratto e incuriosito dai movimenti di un piccolo “scugnizzo” che agitava un penzolo di cima dalla coperta di un gozzo ormeggiato nella tranquilla darsena sottostante quando, ad un tratto, un corpulento individuo, inequivocabilmente un pescatore locale, scusandosi teatralmente per la propria “invadenza” mi volle spiegare le ragioni della scena che aveva polarizzato la mia attenzione: si trattava, mi disse, di suo figlio Ciro, che giocava con la “seppia femmina al guinzaglio”.
“Seppia femmina?!?!... Al guinzaglio?!?!...”
“Sì!”
In effetti si trattava (a suo dire) dell’attrezzo fondamentale di un originale ed antichissimo metodo di pesca locale, che prevedeva la traina a remi di una seppia di sesso femminile la quale, nel periodo degli amori, cioè in quella precisa stagione (inizio primavera), attirava in gran numero esponenti maschili della sua stessa specie presso l’imbarcazione cui lei stessa era vincolata, consentendone una pesca in quantità “miracolosa”.
La sorpresa e la perplessità tradite dalla mia espressione rendevano il mio interlocutore ancora più ardito tanto, che con mossa repentina, dischiudeva la retrostante porta d’accesso ad un modesto basso (**) all’interno del quale da un’enorme cassetta di polistirolo tracimava una quantità esagerata di seppie freschissime ed ancora “nu poco 'nnammurate”. Si trattava del bottino della giornata!
Il mio sbalordimento all’evidenza della “prova” di quanto da lui asserito incoraggiava ulteriormente il pescatore che seduta stante mi proponeva di cenare da lui... “...a modico prezzo, s’intende!!”
Ho conservato per anni, oltre al ricordo della superba e pittoresca cena “offertami”, un gusto un po’ agrodolce della presunta “canzonatura” subìta.
In realtà soltanto presunta poiché successivamente, da fonti attendibili, venni a sapere che la pesca con la seppia femmina al guinzaglio è una pratica tradizionale e molto antica.
Ecco quindi la ricetta di questo piatto semplice, saporito e profumato di mare!
Ingredienti per quattro persone
4 seppie grandi
1 ciuffo di prezzemolo
3 cucchiai di formaggio pecorino
3-5 patate
3 cucchiai di pangrattato
1 uovo
1 spicchio d’aglio
Olio, sale e pepe q.b.
Sbattete l’uovo in una terrina aggiungendo il pecorino, un trito di aglio e prezzemolo, il pangrattato o, in alternativa, mollica di pane “rifatto”, un filo d’olio e aggiustate con sale e pepe.
Lavate le seppie asportando il becco, la “penna” interna, parte dei tentacoli e la sacca del “nero”.
Riempite le sacche, senza esagerare con l’impasto e ripiegate all’interno l’estremità “cefalica” e la residua parte di tentacoli chiudendo con uno spago o due-tre stecchini.
Preparate una teglia con un fondo di patate affettate sottilmente in un dito d’acqua moderatamente salata aggiungendovi i tentacoli residui; adagiate le seppie ripiene, spolverate di pan grattato, un filo d’olio un pizzico di sale e pepe ed infornate a 180° per circa 40 minuti.
(*) Marechiaro è un piccolo borgo marinaro situato nel quartiere Posillipo di Napoli; l’etimologia del nome deriva da "mare planum" che, tradotto in napoletano, diventa "mare chianu" ovvero mare calmo, inneggiando quindi alla quiete del luogo.
(**) Il basso, anche noto con il termine napoletano 'o vascio, è una piccola abitazione di uno o due vani posta al piano terra, con accesso diretto sulla strada.
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