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Immagine del redattoreLuisa Fezzardini

I bassifondi del Kattegat

No, non è il titolo di un romanzo giallo, ma il resoconto dell'ennesima navigazione AIVA CVC nel Nord, tra sole, pioggia, fondali bassi e correnti inaspettate, ancora una volta a tu per tu con le latitudini più settentrionali del nostro emisfero.

Da diversi anni AIVA CVC organizza navigazioni davvero uniche nel "profondo Nord": isole Lofoten, i canali olandesi, Irlanda, Islanda, Svezia, Scozia.


Quest'anno la scelta è caduta sullo Jutland meridionale. L'area è geograficamente divisa tra la Danimarca (a cui appartiene amministrativamente) e a sud la Germania, motivo per cui le barche che abbiamo incontrato in navigazione erano per la maggior parte tedesche oltre che danesi, con qualche bandiera svedese ogni tanto. Per fugare ogni dubbio, noi abbiamo subito issato il tricolore, oltre al guidone AIVA e - dato che Vittorio M. l'aveva portato - anche quello del CVC (ma sì, abbondantisis abbondandum, come diceva Totò; per inciso, durante la navigazione più d'uno dei locali si è meravigliato di vederci da quelle parti e ci chiedeva come mai avessimo abbandonato il Mediterraneo).


Il problema, esattamente come in Scozia e in Islanda, è stato trovare barche senza skipper, cautela sicuramente dettata dalle difficoltà della navigazione nelle acque nordiche.


Gli equipaggi arrivano tutti qualche giorno prima per esplorare Copenhagen e dintorni. Il meteo è incerto, molto tipico di quelle latitudini: i rovesci si susseguono a un sole cocente. Ciò non impedisce a tutti di godersi la città, che offre veramente molto ed è tutta proiettata sull'acqua: la grande tradizione marinara del Paese è più che evidente, barche, barchette, velieri sono dappertutto, ormeggiati nei porticcioli e nei canali, e camminando per le strade è normale vedere alberi maestri e sartie che svettano oltre i tetti.




Christiania, il quartiere di Copenhagen sede di un esperimento sociale degli anni '70, tuttora in corso.
Nyhavn, Copenhagen

Frederiksborg e i suoi magnifici giardini si trovano sulle isolette del piccolo lago Slotsø, a Hillerød.
Kronborg, il castello di Amleto, situato sullo stretto (solo 4 km.) che separa la Danimarca dalla Svezia.
Il Circle Bridge è un ponte retraibile che nel design richiama una imbarcazione, con cinque alberi maestri.
Balneazione cittadina.
Carlsberg è più di una fabbrica di birra, è un intero quartiere fatto di stabilimenti, scuole, biblioteche, luoghi di ritrovo, abitazioni per i dipendenti, tutto creato a metà dell'800 dal fondatore Jacob Christian Jacobsen, artigiano della birra, filantropo e imprenditore.

Infine, non si poteva non visitare il famoso parco divertimenti di Tivoli, situato in piena città, veramente bello, immerso nel verde di prati e aiuole ben curate. Gli equipaggi vi si sono riuniti la sera del giovedì e in diversi hanno voluto provare alcune delle attrazioni. Una menzione speciale per Pilù (alias Annalisa), che si è goduta una vorticosa vista sulla città! Ma si sa, "girls, they wanna have fun" (cit. Cindy Lauper).



Il sabato si parte per Juelsminde, porto di inizio della navigazione, a circa 300 km. dalla capitale. Il percorso è incantevole, la campagna danese è magnifica e lussureggiante. Clima sempre variabile ma siamo in partenza! e l'umore è alle stelle.



Una parte dell'equipaggio fa una tappa strategica a Legoland, nella cittadina di Billund. Un luogo forse più per adulti che per bambini! fantastico...



... e vogliamo parlare delle crocchette di patate a forma di mattoncini Lego?...

All'arrivo a Juelsminde ci accoglie il Marina, dove è in corso un festival.

L'avventura inizia con qualche intoppo: a una delle due barche noleggiate deve essere sostituita la randa, e il check-in avviene quindi molto tardi. Inoltre la biancheria da letto ordinata da alcuni non è disponibile a causa di mancata comunicazione tra il broker tedesco e il charter locale.


Mentre gli equipaggi vanno a fare cambusa, si cerca di ovviare ai vari inconvenienti, e alla fine si riesce ad essere pronti per salpare il mattino dopo. Nel frattempo il cielo si rasserena e comincia a darci un assaggio della magnifica luce del Nord, davvero senza pari.



La domenica usciamo dal porto diretti a sud. Sole e nuvole si alternano a rovesci.

L'estrema variabilità del clima ci fa stare in cerata, anche se ci sentiamo un po' fuori luogo dato che sulle barche che incrociamo vediamo tutti in maglietta e calzoncini. Un DNA diverso, decisamente.




Passiamo sotto il ponte Little Belt (Lillebæltsbro) che unisce l'isola di Funen allo Jutland.



La prima tappa dovrebbe essere Middelfart. "Dovrebbe" perché in realtà, per un banale fraintendimento (e complice il distraente paesaggio che attraversiamo...) allunghiamo il percorso ben oltre la meta e passiamo sotto un secondo ponte quando avremmo dovuto fermarci prima.


Ma in barca il motto è "adattarsi e improvvisare" e alla fine siamo ben contenti di poterci godere la vista del faro di Strib e del secondo, imprevisto ponte.


Passiamo per Fænø, un'isola privata a nord del Lillebælt, l'angusto stretto che la separa dalla terraferma. E visto che nel frattempo ha cominciato a piovere e si sono fatte quasi le sei di sera, ci ancoriamo in rada sino all'indomani.

La notte trascorre tranquilla. Dormire in barca, una piccola oasi di sicurezza, quando fuori piove e tira vento dà una sensazione di benessere veramente unica.


Il mattino dopo risaliamo lo stretto per visitare Middelfart.


Middelfart significa “passaggio di mezzo” e deve il nome alla sua posizione strategica tra due delle maggiori città danesi, Copenhagen e Aarhus. Gode di una bellissima natura ed è situata sulle spiagge dello stretto di Little Belt. Tra sole e pioggia visitiamo la cittadina, veramente graziosa. I danesi si godono la loro estate di luce, incuranti del clima variabile.







Dopo pranzo si salpa diretti a Bogense, dove arriviamo nel tardo pomeriggio. L'ingresso in porto è documentato in questo bel video.



All'imboccatura troviamo una statua di incerta interpretazione (una sirena? una qualche deità nordica?) e dei ragazzi in canoa che fanno campeggio nautico nel senso più letterale del termine.


Pasteggiamo con le cozze e i gamberi comprati il mattino a Middelfart e per coronare la serata il cielo si rasserena e ci regala uno dei tanti tramonti mozzafiato di questa navigazione. Non si può stare in barca! Scendiamo per fare una passeggiata serale e godere di questa luce nordica che sembra non volersi mai tramutare in notte.




Il martedì inizia con una frase di Gianluca, il capoflottiglia, che si rivelerà di pessimo augurio: "Oggi è una tratta facile, 15 miglia e siamo arrivati".

Mai previsione fu peggio azzeccata. La distanza tra Bogense e l'isola di Endelave è effettivamente quella. Ma non avevamo tenuto conto dei famosi biechi bassifondi danesi che danno il titolo all'articolo. Ma andiamo con ordine.


Prima di tutto il meteo: sarà ricordata sicuramente come la giornata più piovosa dell'intera navigazione. Per fortuna anche l'ultima, perché già dalla sera in poi il clima subirà un deciso miglioramento. Sta di fatto che le famose 15 miglia, navigate rigorosamente a vela con vento e una corrente che nessuno si aspettava così forte, si rivelano decisamente impegnative.

Per chi è al timone le gocce di pioggia incessante si trasformano in altrettanti spilli. Anche il plotter ha un cedimento per la troppa acqua e si blocca. Vittorio M. improvvisa un accrocchio fatto con una bottiglia di plastica e nastro adesivo impermeabile per proteggere il display e... funziona! Alla fine della navigazione verrà smontato con un certo dispiacere.


Finalmente in vista dell'isola, ci si rende conto che il fondale, già basso di suo, è stato ulteriormente ridotto da (presumibilmente) piccoli banchi di fango accumulatisi appunto per via della forte corrente. Siamo costretti a cambiare direzione più di una volta, con il segnale di allarme del plotter che continua ad avvisarci che stiamo navigando in "low waters". Gianluca decide di ammainare le vele e andare a motore, molto lentamente, mentre la barca di Filippo resta lontana in attesa.

Chiamiamo la capitaneria dell'isola, dove il responsabile Jorgen ci conferma che siamo effettivamente nel corridoio di ingresso e ci dà le indicazioni per giungere in porto, che del resto sono le stesse indicate dal portolano, che stavamo già seguendo.

Dopo qualche minuto, l'evento tanto temuto: la barca si incaglia su un fondale dove secondo carte e plotter non dovrebbe incagliarsi. La piovosa atmosfera danese risuona di imprecazioni venete. Fortunatamente si tratta solo di fango e Gianluca - forte della sua esperienza in laguna - riesce a disimpegnarsi senza troppe difficoltà.


Ci tocca fare il giro dell'isola per tentare un altro accesso. Avvisiamo Jorgen, che ci comunica che il piccolo porto si sta già riempiendo, ma ribadisce deciso: "dovete venire!" perché il meteo è veramente avverso. Ci rimettiamo in navigazione in acque libere. Dopo poco ci raggiunge un motoscafo della capitaneria per assicurarsi che stiamo bene e non siamo in difficoltà serie, un tratto veramente cortese da parte loro.


Arriviamo finalmente ad Endelave ben più tardi di quanto avessimo pianificato, ed effettivamente di posto non ce n'è. O meglio, sembra che non ce ne sia, perché Jorgen (che si rivela cordialissimo e sicuramente abituato a queste situazioni) ci viene incontro e ci arrangia un ormeggio di prua dove sembrava che non ci fosse spazio per un spillo. La barca di Filippo ormeggia praticamente quasi a terra, in un gioco di incastri da far invidia al Tetris, e oplà, sposta qui, stringi là e ci stiamo tutti. Le manovre vengono ovviamente seguite dagli "umarèll" delle altre barche che (tutto il mondo è paese) non lesinano consigli in tre-quattro lingue.






Siamo tutti un po' stanchi ma ci rimettiamo in sesto rapidamente, complice una doccia calda e una cena di cui tutti sentivamo il bisogno, più per rinfrancarci che per vera fame. E poi... e poi, ancora una volta, la Danimarca si fa perdonare con una chiusura di giornata a dir poco spettacolare. Da tutte le barche la gente scende e si avvia verso un belvedere a gradoni di legno per ammirare un tramonto che queste immagini riescono solo a suggerire. Una vista che non si dimentica e fa rapidamente dissolvere ogni stanchezza: scherziamo e ridiamo come se fossimo freschi e a inizio giornata.  In men che non si dica, diversi danesi e tedeschi si tuffano in un mare che sembra diventato di oro liquido.



La luce persistente fino a tarda ora ci accompagna in una passeggiata per l'isola, che è detta "dei conigli" per l'abbondanza di questi roditori. Endelave è veramente graziosa, e finiamo la serata in un pub locale.







Curiosità: a Endelave trova spiegazione la presenza nei porti di cesti con retini a disposizione di tutti. Pensavamo alle farfalle e invece no! sono per i granchi.

Uno degli svaghi preferiti dai bambini è raccogliere i granchi e poi fare gare di velocità in apposite corsie di legno.

Finite le spericolate competizioni, molto partecipate da piccoli e grandi, i corridori vengono rilasciati tra gli scogli.


Arriva il mattino e via! verso Samsø, sicuramente l'isola più grande e importante di questo arcipelago. Quando abbiamo pianificato la navigazione avevamo intenzione di ormeggiare a Ballen, il porto più tipico, a est dell'isola. Fortunatamente ci siamo informati prima e il responsabile ci ha avvisati che proprio durante la nostra settimana ci sarebbe stato un festival musicale di grande richiamo: dovevamo perciò aspettarci un bel po' di affollamento in porto.


Ci dirigiamo perciò senza esitare verso il porto di Kolby Kås, sulla costa ovest dell'isola, esattamente dalla parte opposta di Ballen. E stavolta ci va bene, il porto non è grande ma è ancora abbastanza presto e troviamo subito posto: la barca di Filippo all'inglese e la nostra di fianco. Il clima è ottimo e c'è chi ne approfitta per farsi il bagno.



Prendiamo un autobus che fa il giro dell'isola e che nel periodo estivo è gratuito (!). Una parte dell'equipaggio si ferma a Ballen per visitare il festival, gli altri fanno il round-trip dell'isola, fino a nord e ritorno.

Il festival è piuttosto ruspante ma comunque divertente, e facciamo volentieri una passeggiata a piedi che...









...ci porta fino al porto di Ballen, quello che era nei nostri piani iniziali. E meno male che abbiamo cambiato programma! Dire che è affollato è un eufemismo: le barche sono letteralmente a pochi centimetri una dall'altra, e ci domandiamo come se la caverebbe chi volesse andarsene.

Torniamo al nostro porto, e lì dobbiamo fare i conti con una risacca che ci farà dormire male, ma... c'est la vie!


Il mattino successivo ci saluta con un clima ormai privo di pioggia e con un sole che, quando si presenta a tratti sempre più frequenti (meno male!), scotta come in Mediterraneo. Siamo tutti un po' scossi dalla nottata passata con la risacca ma pronti a proseguire la navigazione verso Tunø, dove pianifichiamo di sostare per il pranzo. L'isola è forse la più piccola dell'arcipelago ed è nota per non avere mezzi a motore, a parte quelli agricoli, anche loro pochi in numero e dimensioni.








Si riparte per Hou, l'ultimo porto dove pernotteremo prima del rientro. Il clima si è rimesso definitivamente, e si può fare a meno delle cerate (che del resto eravamo gli unici a indossare... i locali sembrano indifferenti a tutto).

Troviamo delle bici fornite gratuitamente in porto, che oltre a giri per la cittadina ci consentono di fare consegne a domicilio (nella foto: Pilù passa a Giuseppe il pane fresco).

Arriva il venerdì, e ci dirigiamo a sud verso il rientro. Ormai è estate piena e navighiamo in maglietta. Per pranzo ci fermiamo in rada e alè, è subito bagno! L'acqua è freddina ma una volta risaliti il sole cocente dà subito una sensazione di benessere.



Si torna a Juelsminde! Il rifornimento prima della riconsegna delle barche è di fianco a un vicino di tutto rispetto.


Ovviamente cena dei due equipaggi riuniti, e il buffet di pesce servito "in tema".



Per finire, e a costo di essere noiosi, non si è mai stanchi di questa incredibile luce che anche nei giorni di tempo instabile non è mai mancata.



Pensate che sia finita qua? E invece no! Perché il giorno dopo, in attesa del volo di rientro, c'è chi va a visitare l'Acquario Nazionale...



... e Gianluca, che si ferma in città per un paio di giorni, ci regala queste suggestive immagini del Museo delle Navi Vichinghe (Vikingeskibsmuseet) a Roskilde. Attorno all'anno 1000, quando vennero deliberatamente affondate cinque navi vichinghe a Skuldelev, nel fiordo di Roskilde, i tempi erano duri ed inquieti. Le navi affondate bloccavano i più importanti canali navigabili e proteggevano la capitale danese - che allora era Roskilde - dagli attacchi nemici via mare. Le navi vennero riportate in superficie nel 1962. Si rivelarono essere cinque tipi diversi di navi che trasportavano i vichinghi nelle loro remote spedizioni mercantili o di guerra.


Non si può chiudere questo resoconto senza ringraziare gli equipaggi: Aurora, Riccardo, Angelo, Filippo, Giuseppe, Giovanni...

Gianluca, ancora Aurora, Annalisa...

...Giampaolo, Luisa, ancora Gianluca, Vittorio M., Nicoletta (soprannominata Nostra Signora dei Fornelli, grazie ancora per i pranzi e le cene gourmet Nico!), Roberta, Vittorio E.


E per finire, la doverosa foto "a parte" dei nostri prodi skipper Gianluca e Filippo, che hanno affrontato ancora una volta il Nord e ne sono usciti vincitori!


Qua indicano, presumibilmente, l'orizzonte lontano dove si cela la prossima meta. Quale sarà?... Arrivederci a presto, ancora a Nord!


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