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Immagine del redattoreLuisa Fezzardini

Ebridi interne, il cuore della Scozia

Una navigazione che ha toccato mete di assoluta bellezza e antiche tradizioni

È dalla sua fondazione che la nostra Associazione ha una particolare attenzione alle destinazioni del Nord, e già nei primi anni '70 organizzava navigazioni all'epoca davvero avventurose in Bretagna, Irlanda, Scozia. Sull'onda di questa tradizione le iniziative AIVA CVC degli ultimi anni hanno visto le nostre flottiglie navigare nelle Isole Lofoten nel 2018, nei canali olandesi nel 2019, nell'arcipelago di Stoccolma nel 2021, in Islanda (una vera avventura!) e in Irlanda (la patria della navigazione a vela) nel 2022. Dove andare quindi nel 2023? Beh, per noi non c'erano dubbi: la Scozia!! e in particolare le Ebridi, una palestra velica di rinomata fama. Abbiamo fissato la data a luglio, il periodo migliore per navigare in quella latitudine: luce fino a tarda ora, clima favorevole, non troppo affollamento.


Gli equipaggi ne hanno approfittato per trascorrere qualche giorno a terra prima di iniziare la navigazione: chi a Manchester, chi a Glasgow o nella capitale Edimburgo.

𝘓'𝘜𝘯𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘵𝘢' 𝘥𝘪 𝘌𝘥𝘪𝘮𝘣𝘶𝘳𝘨𝘰
𝘏𝘰𝘭𝘺𝘳𝘰𝘰𝘥, 𝘪𝘭 𝘤𝘢𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘌𝘥𝘪𝘮𝘣𝘶𝘳𝘨𝘰, 𝘪𝘭 𝘱𝘪𝘶' 𝘢𝘯𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘦𝘥𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢' 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘰

Il trasferimento a Oban (circa 3 ore da Edimburgo) ci fa conoscere l'affascinante entroterra della Scozia occidentale: i colori e le atmosfere ci fanno già entrare nello spirito di questa terra piena di tradizione e bellezze naturali.

Ci ritroviamo tutti a Oban, il tradizionale punto di partenza per la navigazione nelle Ebridi. Affacciata sul Firth of Lorn ("firth" è il nome scozzese per "fiordo"), Oban è una cittadina di circa 8mila abitanti completamente proiettata sulle attività portuali che fervono tutto il giorno, dalla pesca alla navigazione da diporto, commerciale e turistica: da qui partono infatti anche i ferry che trasportano i turisti verso le isole.

𝘐𝘭 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘵𝘶𝘳𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘥𝘪 𝘖𝘣𝘢𝘯
𝘗𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘩𝘦 𝘮𝘰𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘪 𝘪𝘨𝘯𝘰𝘵𝘰 𝘪 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘣𝘪𝘤𝘪𝘤𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘢 𝘮𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢...
𝘕𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘸𝘩𝘪𝘴𝘬𝘦𝘺 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘷𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘵𝘢 𝘢𝘭 𝘱𝘶𝘣...
...𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘴𝘤𝘰𝘳𝘱𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘻𝘻𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘤𝘳𝘦𝘥𝘪𝘣𝘪𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘰𝘤𝘰!

Prendiamo possesso delle nostre due barche, Fidelio - un Ovni 43 con deriva retrattile - e Morpheus, un Sun Odyssey 37. Diciamo arrivederci a Oban, che rivedremo fra una settimana. La nostra uscita dal porto è assolutamente memorabile, perché dei vicini di barca ci salutano al suono della cornamusa (l'highlander che suona si chiama Andrew).


Imbocchiamo il Sound of Mull, direzione Nordovest, diretti a Tobermory.

Sound è il termine utilizzato per indicare un canale o uno stretto e il Sound of Mull è famoso per il suo paesaggio incontaminato e le varie specie di uccelli e di fauna marina che lo popolano.

La risalita è impegnativa ed emozionante, nonostante i 20 nodi in faccia e il clima estremamente variabile, o forse proprio per quello: una caratteristica di queste latitudini alla quale ci abitueremo presto. Non per nulla un detto locale recita “In Scotland there is no such thing as bad weather, only inappropriate clothing." (In Scozia non esiste cattivo tempo, solo abbigliamento inadeguato).

​Ancora non lo sappiamo, ma qualcuno tra noi questo percorso lo farà una seconda volta!...

Giungiamo alla nostra prima tappa, Tobermory. Questa cittadina all’estremità Nord dell’isola di Mull è il suo centro principale ed considerata la più bella della costa Ovest. Case dai toni pastello si specchiano nell’acqua e il paesaggio è davvero incantevole.

Il porticciolo è al completo, quindi ci aggiriamo fino a trovare due gavitelli liberi ai quali ci assicuriamo scacciandone i tanti volatili che popolano questa zona. Siamo così fortunati da avere di fronte una bellissima cascata, il cui suono ci cullerà per tutta la notte.

Il mattino dopo, una sgradevole sorpresa: Morpheus ha un'avaria, non riesce ad avviare il motore. Dopo svariati tentativi, non resta che agganciare le due barche e riparare nella banchina di transito del piccolo porto.

Avvisiamo charter e armatore e, mentre attendiamo notizie, ne approfittiamo per scendere a terra. Nella piccola Tobermory è possibile trovare un po' di tutto: dal birrificio, ad un faro, piccoli negozi e una storica distilleria di whiskey, la più antica di Scozia sulla cui targa si legge: “La pioggia di oggi è il whiskey di domani” (Today’s rain is tomorrow’s whiskey).

𝘓𝘢 𝘛𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘖𝘳𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘰, 𝘪𝘭 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘱𝘪𝘶' 𝘱𝘰𝘱𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘪𝘵𝘵𝘢𝘥𝘪𝘯𝘢.

Arriva l'ora di pranzo insieme agli aggiornamenti che attendevamo: la barca non è purtroppo riparabile in loco, quindi l'armatore ci propone una barca sostitutiva che però si trova nell'isola di Kerrera, di fronte a Oban. Non c'è scelta, così l'equipaggio di Morpheus si divide: Stefano e Stefania restano a Tobermory a presidiare la barca e a occuparsi di fare i bagagli; Filippo, Riccardo e Giovanni si recano a Kerrera via terra e ferry a recuperare la sostituta: Glenmaginn, un Moody 36.

A Kerrera i tre prodi ne approfittano per fare acquisti di specialità a chilometro zero in una fattoria.

È così che alcuni di noi si trovano a ripercorrere una seconda volta il Sound of Mull, ma stavolta con un clima decisamente più benevolo, tanto è vero che riescono ad ammirare da vicino il bellissimo Duart Castle, proprietà del clan MacLean, che da più di 700 anni domina il Sound of Mull e il Loch Linnhe e che il giorno prima eravamo riusciti solo a intravedere tra la fitta foschia e la pioggia.


Nel frattempo Fidelio prosegue con l'itinerario: il rendez-vous con Glenmaginn è fissato per l'indomani in una delle cosiddette Small Isles, le piccole isole delle Ebridi.


Ci dirigiamo quindi verso l'isola di Muck: è la più piccola delle piccole isole e quindi è la più piccola isola della Scozia! 5,59 km² e 40 abitanti in tutto, l'isola è di proprietà del clan MacEwen.

L'atmosfera è veramente magica: il giorno è più lungo che nel Mediterraneo e sembra non voler morire mai. La luce del Nord al tramonto è più radente e regala scorci di incredibile bellezza. Il silenzio regna sovrano, spezzato solo dalle strida degli uccelli.

Cominciamo qui a sperimentare due caratteristiche che saranno il leit-motiv della nostra navigazione: il quasi totale deserto di uomini e cose che ci circonda (siamo soli all'ancora insieme ad un'altra vela e a un rimorchiatore, e a terra si vedono solo due bassi edifici); e le correnti e le maree di cui qua occorre tenere debito conto, specie se al mattino non ci si vuole svegliare con spiacevoli sorprese. Fortunatamente la dotazione di bordo comprende dettagliati portolani e manuali tecnici con gli orari delle maree in tutta la zona.


Il mattino successivo ci dirigiamo all'Isola di Rùm, la più grande delle Small Isles e anch'essa densamente abitata: ben 40 residenti! tutti collocati nella parte est dell'isola, vicino al Kinloch Castle, costruito nel 1900 e ora convertito in un resort. L'avvicinamento è anche questa volta spettacolare, la costa si distende davanti a noi verde e intatta: nessun manufatto umano in vista e il cielo è popolato da tantissimi volatili di tutte le specie, che si tuffano in acqua come frecce per pescare.

Scendiamo a terra col tender, non è ben chiaro se ci sia un approdo "consentito" e come al solito non c'è in vista nessuno a cui chiedere, per cui ormeggiamo il nostro gommoncino vicino ad altri di una compagnia di pesca (speriamo che non ce lo sequestrino!).

Il cielo si va man mano liberando dalle nuvole e la giornata si fa calda (anche troppo!) e soleggiata. Ci dirigiamo verso l'abitato, sulla strada che si inoltra nel bosco incontriamo pochissimi passanti, ospiti di un campeggio poco distante.

𝘓'𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘳𝘦𝘢 𝘦' 𝘣𝘦𝘯 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦

Passiamo davanti al Kinloch Castle...

...e ci troviamo finalmente nel paese, a prima vista deserto. All'ingresso dell'abitato notiamo un grazioso cottage, palesemente abitato da una famiglia dato che ci sono giochi di bambini in giardino, che sfodera pomposamente l'insegna "Post office". Quasi di fronte sorge una cabina telefonica talmente persa nel nulla che pensiamo sia una trovata turistica: è invece in funzione! Ci rendiamo conto di essere davanti alla centrale comunicazioni dell'isola.

Il sole è caldissimo e finalmente ci viene incontro un più che amichevole residente: un micione nero che viene adottato immediatamente da Vittoria.

Notiamo nei pressi un misterioso piccolo edificio in legno che invita ad entrare e "dare un'occhiata". Dentro sono esposti vari manufatti: coperte, berretti, fermacarte, souvenir, cartoline... Chi entra sceglie quello che vuole, segna su un libro quello che ha preso e lascia i soldi in una cassettina, la cosiddetta "honesty box". Increduli, non possiamo non ipotizzare il triste destino che una simile iniziativa avrebbe ad altre latitudini.


Risaliamo in barca, nel frattempo l'equipaggio del Glenmaginn ci sta raggiungendo, e restiamo in contatto per riunirci, il che avviene davanti all'Isola di Canna.

...𝘤𝘩𝘦 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘪𝘭 𝘔𝘰𝘰𝘥𝘺!

È l'isola più a ovest delle Small Isles, donata nel 1981 dai suoi proprietari al National Trust for Scotland e quindi parte dei territori e delle aree marine protetti della Scozia.


E per fortuna, perché anche quest'isola si rivela essere un piccolo paradiso.

Cominciamo qui a vedere quelle tracce di basalto che troveranno la loro gloriosa celebrazione a Staffa.


Insieme alle onnipresenti aquile di mare, le aquile dorate e gli smerigli (una specie di falchi tipica di queste zone) avvistiamo i nostri amici preferiti, i puffin!! o pulcinelle di mare, che anche l'anno scorso abbiamo visto in gran numero durante la navigazione in Islanda (vedi l'articolo relativo in questo Notiziario). A queste latitudini sono numerosi al punto che hanno dato vita a un detto: "You see one puffin, you’ve seen ‘em all" ("Visto un puffin li hai visti tutti"). Beh, in ogni caso per noi non sono affatto scontati, simpatici come sono con quel grosso becco arancione, e ogni volta che ne viene avvistato uno c'è qualcuno che grida "un puffin!!!" come se si trattasse dell'araba fenice.

Finalmente riuniti in flottiglia, ci ancoriamo. Un'altra oasi di silenzio e natura incontaminata ci circonda.

La tappa successiva è l'Isola di Coll, ci mettiamo quindi in navigazione al mattino. Il paesaggio è mutevole e affascinante, il meteo cambia di ora in ora alternando nubi, qualche rovescio per fortuna limitato (pensavamo molto di peggio), sole a volte davvero cocente.

Coll è nota per il Breachacha Castle (inutile cercare di pronunciarlo...) e per le numerose quaglie. In effetti, stimolati dalla varietà della fauna avicola, stiamo diventando tutti esperti di bird-watching (o perlomeno ci illudiamo di diventarlo).

𝘐𝘭 𝘉𝘳𝘦𝘢𝘤𝘩𝘢𝘤𝘩𝘢 𝘊𝘢𝘴𝘵𝘭𝘦, 𝘳𝘪𝘴𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘭 𝘟𝘝 𝘴𝘦𝘤𝘰𝘭𝘰.

Luisa e Gabriele decidono di fare una sortita a terra per tentare di farsi una doccia "seria" da qualche parte. Partiti col tender carico di spazzatura da smaltire (eh sì, in diversi giorni di navigazione se ne accumula un bel po'...) scendono a terra e, incredibilmente, in fondo al paese trovano l'unico hotel che offre un servizio di doccia a pagamento per i non-ospiti. Inoltre la sosta (con birra gelata...) consente di godere di una magnifica vista sulla baia dove sono ancorate anche le nostre barche.

Al ritorno apprendiamo che Vittoria (detta "Inga la Vichinga") ha fatto il bagno in mare. Insiste a dire che l'acqua non è poi così fredda e tutti le credono sulla parola.

Scende la sera, e mentre c'è chi si dedica alla cena con impegno...

𝘝𝘪𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘦 𝘪𝘭 𝘱𝘢𝘳𝘮𝘪𝘨𝘪𝘢𝘯𝘰.

...ci godiamo l'ennesimo magico tramonto. Siamo in Europa ma per come ci sentiamo potremmo essere su un altro pianeta, più in sintonia con noi stessi e con ciò che ci circonda.

Il mattino dopo salpiamo da Coll. Per non farci mancare nulla, facciamo una capatina all'Isola di Eigg...

...per proseguire verso le Treshnish Isles, un arcipelago di isolette pressoché disabitate e rocce a Ovest dell'Isola di Mull. Passiamo davanti all'Isola di Lunga...

...e ci dirigiamo verso quella che sarà una delle tappe più suggestive di questa navigazione: l'Isola di Staffa e le sue famose Grotte di Fingal. L'avvicinamento è di quelli da ricordare: l'isola ha una spettacolare struttura geologica a colonne di basalto che ha ispirato numerosi artisti romantici tra cui Felix Mendelssohn, che le ha intitolato una celebre ouverture sinfonica. Dal mare si vede perfettamente l'ingresso delle grotte, che ovviamente andiamo a visitare.

È proprio dalla struttura geologica, caratterizzata da migliaia di pilastri naturali di lava solidificata, che l'isola prende il nome: "staffa" è infatti una parola di origine scandinava che significa "pilastro" e ha dato il nome all'isola.

Approdiamo a terra con i nostri tender e abbiamo la fortuna di visitare l'isola e le grotte quando i tanti turisti che giungono qui in traghetto se ne sono andati, e quelli del turno successivo ancora non sono arrivati. In beata solitudine riusciamo quindi a fare una esperienza che per tutti rimarrà memorabile. Nella galleria che segue alcune immagini:

...𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘦 𝘣𝘢𝘳𝘤𝘩𝘦 (𝘭𝘦 𝘥𝘶𝘦 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢) 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢𝘵𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢 𝘣𝘢𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘚𝘵𝘢𝘧𝘧𝘢 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘶𝘯 𝘣𝘦𝘭 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦

Nel pomeriggio alziamo le vele in direzione Sud verso l'Isola di Iona, veramente minuscola (appena 3x6km) ma famosa in special modo per la sua abbazia, importante sede del monacesimo gaelico.

Scendiamo a terra, l'abitato è veramente ameno e ben tenuto.

Ci dirigiamo verso la famosa abbazia, che trasmette un senso di solennità anche perché sita in una zona vasta e molto aperta, da dove la vista del mare dà un respiro potente alle antiche mura. La croce celtica (o di San Patrizio), un antico simbolo precristiano onnipresente in Scozia, accoglie i visitatori e marca la differenza con le abbazie e i monasteri di casa nostra.

Per la notte ci dirigiamo a Tinkler's Hole. Ci giungiamo abbastanza tardi e sotto una pioggia insistente. Il luogo non è ampio e vi sono già alcune imbarcazioni. Per descriverlo, nulla di meglio di un estratto da "Il Cerchio Celtico" di Björn Larsson, un giallo con risvolti mistici che per tutta la navigazione ci ha tenuto compagnia descrivendo i luoghi che visitavamo: "Non era altro che un angusto passaggio tra uno scoglio e l'isolotto di Erraid, che a sua volta era separato da Mull da uno stretto che con la bassa marea restava all'asciutto. ... L'unica complicazione era la corrente di marea che poteva essere particolarmente forte fra le rocce. Il difficile era piuttosto entrarci. ... Già da lontano potevo vedere i frangenti di parecchi metri d'altezza che circondavano Tinkler's Hole." Beh, noi ci siamo entrati e dopo esserci aggirati per trovare spazio per le nostre due barche, riusciamo ad ancorare. Ben consapevoli della corrente di marea, ci diamo i turni notturni per controllare come girano le barche. Al mattino ci troviamo, come ci aspettavamo, con la prua in direzione opposta, e un'alba spettacolare ripaga delle difficoltà della sera precedente.

Ci dirigiamo verso l'ultima tappa (ahimè!) della navigazione: la circumnavigazione a Sud dell'Isola di Mull ci porta a Lochbuie, dove ci fermiamo per pranzare. Le numerose coltivazioni di mitili attirano diverse specie animali e avvistiamo anche diverse foche, che evidentemente trovano più comodo razziare le cozze degli allevamenti che spendere energie nella caccia. Restano lì a poltrire a terra, lucide e pigre, ma quando ci vedono ancorati non resistono alla curiosità e si avvicinano (non troppo) per venire a darci un'occhiata.

Vittoria ne approfitta per fare un altro bagno (chi la ferma più?) e ripartiamo verso l'Isola di Kerrera per il rifornimento e poi Oban.

L'ultima serata la passiamo al pub come da tradizione!


Il sabato mattina gli equipaggi si dividono: chi resta ancora qualche giorno per esplorare il paese, chi fa una capata a Edimburgo centro per poi dirigersi in aeroporto, chi deve tornare subito perché ha l'aereo presto.


Resta il prezioso ricordo di una esperienza veramente unica in una terra piena di sorprese, che ci ha regalato viste spettacolari e una natura intatta.


In chiusura, un sentito GRAZIE ai due capibarca Filippo e Gianluca, che ci hanno guidato con mano ferma tra isole, isolotti, maree, correnti, sempre con buonumore e in sicurezza!


Guarda il video:


MAPPA DELLA NAVIGAZIONE





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