27 marzo, Milano. Cena milanese con le amiche della prima e indimenticabile avventura caprerina. Da un messaggio inviato a tradimento dal mio cellulare a Giancarlo dalle mie sorelle di mare, e resa incosciente dalle bollicine, mi ritrovo catapultata alle Canarie. Quando si dice che la cena fu galeotta.
Risvegliatami cosciente il 28 marzo penso di cambiare idea ma ormai è troppo tardi, Giancarlo mi ha già scritto, i tempi sono stretti e così decido di cavalcare l’onda del “nulla accade per caso” visto che, per la navigazione di Pasqua del Quadrante Lombardo AIVA CVC “Canarie, il sole d’Europa”, si è liberato un posto all’ultimo minuto.
Partenza prevista per il 30 marzo all’alba, ho pochissimo tempo e, nell’arco di poche ore, procedo all’acquisto dei voli, registrazione, iscrizione e preparazione della valigia con il supporto della segreteria AIVA Carmen, super efficiente e gentile, e del mitico Giancarlo che, nel mio dramma last minute “che cosa metto in valigia”, mi condivide la sua LISTA.
Preoccupata poiché non assegnata alla imbarcazione Nizza con comandante Giancarlo ma a Nantes, mi affido al soffio di zefiro, e attendo di conoscerne il comandante e l’equipaggio.
28 Marzo ore 18.05. Non appena la mia iscrizione viene confermata un messaggio whatsapp da un numero sconosciuto con la foto di un volto simpatico e uno sguardo sornione, “Welcome on board” mi accoglie: è Carlo il comandante di Nantes.
30 marzo ore 12.00. Gli yachts Jeanneau, Sun Odyssey 449, Nantes e Nizza ci aspettano a Puerto Calero che raggiungiamo con il transfer dall’aeroproto Arrecife di Lanzarote. Il terzo equipaggio imbarcato sul Sun Odyssey 45 DS Anja, capitanato da Massimo, lo incontreremo l’indomani.
Isola dell’arcipelago delle Canarie al largo della costa dell’Africa occidentale, Lanzarote è famosa per le sue spiagge, il caldo e gli affascinanti paesaggi vulcanici che la caratterizzano. Sviluppatasi in armonia con l’ambiente è stata nominata riserva della biosfera dall’ Unesco.
Accolti da una leggera pioggerella e un cielo velato l’equipaggio è al completo. Ci si presenta, ci si organizza e divide per la cambusa e per tutte le operazioni necessarie prima della partenza. Pasqua è alle porte e, mentre corriamo da una parte all’altra del supermercato, con un numero imprecisato di carrelli strapieni di ogni genere, alla ricerca di uova di Pasqua e Colombe (che sembrano essere sconosciuti in questo luogo), la super efficiente Nicoletta, che sarà la nostra personal chef durante la navigazione, riesce a trovare un dolce a forma di trecciona simile alla colomba almeno nel gusto.
Un po' singolare ma, considerando che non avremo nemmeno l’immancabile grigliata di Pasquetta, sarà un'ottima alternativa.
31 marzo ore 10.26. Svegliati da un meraviglioso sole e un cielo terso molliamo gli ormeggi e salpiamo per raggiungere l’isola La Graciosa dove ci riuniremo con Anja e con il terzo equipaggio capitanato dal simpatico Massimo. Piccolissima isola, ma anche la riserva più grande d’Europa La Graciosa, che scopriremo essere tale di nome e di fatto, ha l’aspetto di un luogo fantasma: le sue costruzioni sembrano un set cinematografico appena allestito la cui atmosfera ti catapulta in un altra dimensione.
Anche navigare nell’Oceano Atlantico si rivela una esperienza unica ed emozionante, il vento soffia ed il mare è mosso ma la sua onda lunga ti accompagna dolcemente, sono totalmente rapita e affascinata.
Non meno rapita dall’eterogeneità e unicità dell’equipaggio e mi chiedo quale mano invisibile abbia selezionato ogni singola persona per riunirci in questo viaggio.
Carlo ironico e delicato, ma anche fermo e autoritario durante la navigazione, ha il dono di selezionare la musica migliore adatta a ogni istante.
Stefania e Stefano che coppia... infusi dalla costante calma yogica basta guardarli per sentirsi in pace con l’universo.
Margherita sempre sorridente ha il grande dono dell’accettazione.
Annamaria, un’anima di altri tempi, dolce e sensibile, umile ma grande navigatrice ha solcato i mari più impervi ed è grazie a lei che questo diario di bordo ha una connessione tra date e luoghi.
Nicoletta, resistente ai mari più impetuosi, riusciva sempre a cucinare con qualsiasi condizione meteo.
Alejandra, l’anima esotica del gruppo, ci ha deliziato con platano e piatti tipici.
Eugenio, il nostro tour operator ufficiale, grazie ai suoi contatti sulle isole, ha individuato una delle migliori trattorie del luogo.
Beh, poi ci sono io, ma non posso autodefinirmi e quindi mi fermo qui, posso dire solo una cosa: che quando riguardo le foto e i video di questo viaggio, come è accaduto durante la stesura di questo articolo, ho un solo desiderio: schioccare le dita ed essere catapultata lì con i miei compagni di avventura ed il mio amico l’Oceano Atlantico.
31 marzo 19.30 ora locale. Abbiamo gettato l’ancora a Playa Francesa la prima notte in rada sotto il cielo stellato delle Canarie ci aspetta. Con la cambusa ben fornita di ogni prelibatezza, e Nicoletta super efficiente ai fornelli, la catena di montaggio è attiva per organizzare il primo aperitivo in barca.
Al tramonto delle Canarie ci godiamo il nostro primo momento di vero relax: è ufficiale, inizia la vacanza e mentre i baldi Alejandra e Eugenio, nonostante l’aria frizzantina e l’acqua fredda, si immergono nell’oceano, già inaugurato da buona parte dell’equipaggio del Nizza, noi bradipi ci coccoliamo con un bel drink. Ma la notte è giovane e dopo cena io e la Stef apriamo le danze, ancora timido il resto dell’equipaggio ma riusciremo a coinvolgerli, abbiamo tempo.
1 aprile ore 10.39 lunedì di Pasquetta. In navigazione verso Alegranca ci fermiamo qui per uno spuntino veloce all’ancora. Alejandra ed Eugenio tengono alto il nome della barca e si immergono nuovamente.
Ore 14.09 all’urlo “si salpa” del comandante Carlo, tutti alle manovre per circumnavigare La Graciosa e raggiungere il gracioso porticciuolo Caleta del Sebo dove, dopo le lungaggini delle pratiche per prenotare un posto in banchina, impresa ardua in questo arcipelago, riusciamo finalmente ad ormeggiare.
La fantasia nel creare i nodi più disparati di alcuni di noi al momento di mettere i parabordi (mi astengo dal fare nomi per rispetto della privacy ma io rientravo sicuramente tra questi) è stata esilarante e solo grazie alla pazienza di Annamaria, che si barcamenava tra lezioni e verifiche, ha evitato che i parabordi non siano mai finiti a mare.
Dalle lezioni di nodi alle lezioni dì yoga con Stefania che, con il suo libro sempre sotto braccio ”il silenzio è cosa viva“ (forse il silenzio degli altri?) non si stancava mai di richiamare all’ordine me e Margherita per spiegarci i segreti di questa disciplina non solo antica ma anche soporifera e, mentre instancabile ci spiegava i segreti dei chakra, noi “in silenzio” dormivano sdraiate al sole.
Ma non solo teoria, alzarsi all’alba per fare yoga sul pontile, guidati dalla yoghini Stefania, era uno shock che durava poco, perché la magia di quei momenti, che hanno lasciato un ricordo indelebile al rientro, non ha eguali. Insomma non di solo cibo ci nutrivamo ma anche di nodi, direzione dei filetti e shavasana.
Ancora 1 aprile ore 20.40. Gli equipaggi Nizza e Nantes uniscono le forze per un aperitivo al tramonto. Tra bevande e leccornie varie ci rilassiamo.
2 aprile ore 8.30. Con grande sorpresa i comandanti annunciano un fuori programma: una giornata a terra a La Graciosa. Per noi di Nantes un invito a nozze, equipaggio amante del trekking ci organizziamo subito: giro dell’isola in bicicletta, salita al vulcano, bagno nell’Oceano Atlantico. Alle 11.53 siamo tutti in sella a delle mountain bike di fortuna, le strade della Graciosa non sono asfaltate, traballanti scorazziamo nella sabbia e il paesaggio che si va aprendo ai nostri occhi è incredibile.
Queste isole sono magiche, inquietanti quando le sorvoli in aereo, dove dall’alto i crateri e le distese infinite di grigio lava non sono così invitanti, ti regalano continue sorprese quando le attraversi: il paesaggio cambia continuamente tra dune, cespugli verdi e ocra, crateri, vulcani spenti, oceano e distese di sabbia color oro brillano davanti ai tuoi occhi e tu le osservi come in trance senza mai stancarti.
A metà del periplo dell’isola decidiamo di scalare Montana Bermeja che, dalla cima, ci regala una vista mozzafiato a 360 gradi sull’arcipelago. Stremati ma felici con in testa l’instancabile Massimo, il comandante di Anja, lasciamo le biciclette al noleggio e, desiderosi solo di una birra ghiacciata, ci dirigiamo verso il primo posto aperto. Doccia veloce e si va a finalmente a mangiare.
Eugenio, il nostro tour operator personale, tramite i suoi contatti ci catapulta nella vera vita canariense da “Rosa’s La Lia” una trattoria a conduzione familiare frequentata dai locals. Siamo talmente fortunati che c’è anche una tavolata di graciosigni che festeggiano il compleanno del nonno. Festa di famiglia, ottimo cibo, musica e pesce fresco bagnato da un ottimo bianco secco Yayza, Malvasia vulcanica di Lanzarote, ci accompagnano in questa ennesima serata speciale.
Degni di menzione i mitici gamberetti all’aglio serviti in una terrina di coccio ancora scoppiettanti (grazie Stefano per averlo ricordato).
Ma la notte non finisce qui: tornati dal ristorante veniamo invitati a bordo di Nizza per un dopo cena. Sorseggiando un ottimo rum accompagnato da un buon cioccolato locale ci scateniamo al suono della playlist rigorosamente selezionata da Giancarlo ribattezzato per l’occasione dj Gianca.
Non tutti si lanciano in pista ma mancano ancora tre giorni alla fine della vacanza.
3 aprile ore 8.38. Sotto un cielo minaccioso e foriero di pioggia salpiamo da Caleta del Sebo in direzione della costa ovest di Lanzarote puntando verso Corralejo a Fuerteventura. Nel primo pomeriggio finalmente il vento delle Canarie si fa sentire e procediamo di bolina alla velocità di 7 nodi con 19 nodi di vento al suono di Pat Metheny, dj set Carlo.
Il panorama che ci accoglie è tutt’altro che invitante, nonostante il cielo si sia aperto e il sole ci fa compagnia i grattacieli stagliati a picco sul mare e le costruzioni di dubbio gusto di Fuerteventura ci lasciano a bocca aperta e ci invitano alla fuga, sembra che anche la nostra Nantes non gradisca e, dopo un tentativo fallito di ormeggio, decidiamo di virare alla volta di Isla de Lobos.
L’Oceano è calmo e il cielo è striato di tutto le sfumature del rosso, le premesse sono ottime per una tranquilla notte in rada.
4 aprile ore 9.56. Risveglio in rada all’Isla de Lobos il sole e le nuvole bianche stagliate nel cielo si sposano perfettamente con la voce calda e suadente di Domenico Modugno che canta L’uomo in frack - djset Stefania, su richiesta di Eugenio. Tocchiamo il suolo del Parque Natural Islote de Lobos alle 11.13.
L’isolotto disabitato che si trova a nord lungo il tratto di costa davanti a Corralejo e fa parte de la Reserva de la Biosfera di Fuerteventura dal 2009, ci accoglie con un mare cristallino, spiagge bianche e le caratteristiche Lagunitas. L’isola è costellata di deliziose abitazioni ognuna con le sue particolarità e ospita il Parco tematico della lobos o foca monaca. L’esemplare si è estinto intorno al 1920 a causa dell’arrivo dell’uomo che ha reso difficile per questi animali trovare cibo adatto modificando anche le condizioni ambientali ideali per la sopravvivenza di questi mammiferi.
Dopo un giro nell’isola ci fermiamo per un bagno, e torniamo a bordo per riprendere la navigazione verso Lanzarote. Passaggio obbligato nel canale tra Lanzarote e Fuerteventura puntiamo a sud verso plaja Papagajo baia di piccole dimensioni ma di grande bellezza che, per la sua conformazione a mezza luna, viene definita dai residenti concha.
Gettiamo l’ancora alle 20.13 mai stanchi di guardare le candide spiagge e il paesaggio semi deserto ma ricco di alture che caratterizzano queste isole.
L’equipaggio di Nizza e Anja ci raggiungono a bordo per cenare insieme. Tra buon cibo, condivisione dei viveri, risate e musica in un atmosfera rilassata e goliardica condividiamo l’ultima notte in rada sino a quando il tenderino di Giancarlo comincia a fare la spola per riportare ognuno alla sua barca.
L’Oceano Atlantico ci culla per un altra bellissima notte in mezzo al mare.
Pur essendo un gruppo con un’indole filosofica non indifferente, non sempre i nostri dialoghi sono stati di grande spessore. I numeri dei gradi di navigazione non sono stati i soli protagonisti di questa vacanza dove il rapporto 1/3, 1/3, 1/3 ne è stato la costante. Durante una cena in barca mentre cercavamo di capire il segreto dell’eterna giovinezza che secondo Stefania si raggiunge nel rapporto 1/3 cibo ( ovviamente sano) 1/3 attività fisica e 1/3 mente, il comandante Carlo al sentire questa tesi riemerge da uno dei suoi infiniti silenzi esclamando: come il negroni!
Fu così che da quel momento qualsiasi tipo di preparazione in cucina, sia solida che liquida, stravolgendo completamente le rigide proporzioni dei cocktail, seguì questa linea: “Come si fa il gin tonic?” Un terzo un terzo un terzo. Come si fa rum e coca? Un terzo un terzo un terzo ma ancora oggi mi chiedo quale fosse quel 1/3 in più, mi piace pensare che fosse quell’ingrediente segreto che rende tutto speciale... forse era la nostra gioia nell’essere insieme, o la felicità di essere immersi in quelle atmosfere o semplicemente il tasso alcolico nel nostro corpo.
5 aprile - No Time. L’ultimo giorno è arrivato. Salpati da plaja Papagajo direzione Puerto Calero banchi di schiuma bianca e densa ci accompagnano per buona parte della navigazione, l’uomo continua a lasciare i segni della sua presenza distruttiva.
Il tempo è grigio e cupo la crociera giunge al termine.
5 aprile ore 19.02. Rientro a Puerto Calero.
Nantes si prepara per accogliere tutti gli equipaggi per un aperitivo no limits. Siamo alla fine della navigazione, ma all’inizio dell’ultima sera dove finalmente tutti si sono lanciati in pista senza più inibizioni, le danze hanno aperto e chiuso la serata; il pontile di Puerto Calero è stato testimone del debutto di Carlo, che aveva resistito durante tutta la crociera, e che alla fine ha mollato, non solo gli ormeggi, e si è scatenato insieme a noi.
DJGianca ha cantato per noi e con noi una canzone che era una poesia ma che nessuno di noi si ricorda quale fosse, regalandoci un ennesimo pizzico di magia.
Spaghettata di mezzanotte, a cura di Stefania ed Eugenio, con gnocchi panna e salmone e spaghetti alla carbonara ci hanno riportato sulla terra e hanno chiuso non solo la serata ma l’intera vacanza. La fine di un viaggio è sempre un po' morire ma questi giorni ci hanno talmente riempito di colori, profumi, sapori, atmosfere, regalato bellissimi nuovi incontri che il nostro stato d’animo non viene intaccato e pensiamo già alla prossima navigazione.
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