(nella foto: una drammatica visione aerea del bombardamento sull'arcipelago)
Chi frequenta Caprera sa bene che durante l'ultimo conflitto mondiale La Maddalena è stata una base militare. Quando negli anni '60 la Marina Militare offrì ai fondatori del CVC l'isola di Caprera come sede per la scuola che sognavano di realizzare, i segni e le ferite del conflitto erano ancora ben visibili.
(nella foto: gli edifici di Punta Coda negli anni '60)
Nell'aprile 1943 La Maddalena era presidiata da due incrociatori, il Trieste e il Gorizia, ma tale presenza non era considerata con preoccupazione dai locali: se mai come un deterrente per eventuali attacchi. Purtroppo per la popolazione, gli alleati stavano riorganizzando i loro piani a seguito degli accordi presi il gennaio precedente durante la Conferenza di Marrakech tra USA e Regno Unito. Di questi piani faceva parte un raid proprio sulla Maddalena, affidato alle forze aeree statunitensi.
Il primo messaggio informativo del devastante attacco del 10 aprile 1943 partì dal Comando Divisione Gorizia alle ore 17.15 ma fu il secondo messaggio, delle 19.05, che stabilì per primo i tragici fatti: "Dalle 14.37 alle 14.45 allarme per apparecchi 27, provenienti da nord ovest che hanno bombardato Unità Navali et Piazza marittima. Gorizia gravi danni. Trieste affondato come riferito Comando Divisione. Colpito Commissariato con qualche danno et magazzini et Navale con gravi danni et officine varie. Distrutti Mas 501 e 503 in lavori presso Base. Affondati MV Eliana di La Spezia et Maria B 20. Colpita caserma SMG. Nessun danno at SMG et Mas in rada. Riservo ulteriori precisazioni circa danni et morti et feriti che per ora da una prima valutazione escluse unità navali risulterebbero essere circa 20 morti et 70 feriti. Nessun danno in città". In realtà i bombardieri alleati erano 84: 36 attaccarono direttamente il Gorizia, 24 la base dei sommergibili e 24 il Trieste.
Il Trieste era un incrociatore pesante della Regia Marina Italiana varato nel 1926 appartenente alla classe Trento. Venne affondato nella baia di Mezzo Schifo vicino a Palau.
Il Gorizia era un incrociatore pesante della Regia Marina italiana varato nel 1930 appartenente alla classe Zara; a differenza del Trieste, il Gorizia ebbe il tempo di reagire con l'artiglieria contraerea, ma servì a poco. L'incrociatore fu attaccato da 36 aerei e fu presto colpito e messo fuori uso: il ponte fu sostanzialmente divelto dallo scafo, a bordo si svilupparono incendi, l'armamento fu distrutto e numerose falle si aprirono nello scafo. La nave fu ridotta ad un relitto galleggiante.
Messaggi successivi precisarono meglio l'entità dei danni ma soprattutto il triste conteggio delle vittime: 63 morti tra marinai, sottufficiali e ufficiali, e a terra 4 carabinieri e 4 operai militarizzati, a cui si aggiungevano circa duecento feriti tra militari e civili. L'11 aprile un comunicato del Prefetto si concludeva con: "Contegno popolazione sereno. Ordine pubblico normale." Lo stile burocratico che la situazione e l'epoca imponevano ovviamente non rifletteva assolutamente il vero stato d'animo dei maddalenini: avevano assistito atterriti ad un attacco violentissimo che aveva disintegrato la base navale, distrutto due navi che avevano pensato garantissero loro sicurezza, ma soprattutto ucciso tantissimi dei giovani che si erano ormai abituati a considerare parte del loro quotidiano. Gli abitanti dovettero sfollare e per quasi un anno non fu possibile tornare alle proprie case e ai luoghi che per la maggior parte di loro erano gli unici conosciuti dalla nascita. Dopo il primo terribile attacco del 10 aprile, altri ne seguirono, non meno drammatici: il 24 maggio la Sardegna fu attaccata in più punti e per la prima volta La Maddalena venne colpita su obiettivi non militari, abitazioni e la sede del Comune, e risultarono colpite le isole di Caprera e Santo Stefano.
Seguirono altre incursioni il 26 maggio e il 12 luglio, quest'ultima con diverse puntate su Palau nel tentativo di affondare i navigli lì ancorati.
La storia consta di ben più dettagli e particolari di quelli che si possono riassumere in questo breve articolo. Anche questa stringata cronaca serve comunque a considerare con occhio diverso luoghi che ci sono familiari e che siamo abituati ad associare solo a momenti sereni e di svago.
Un ultimo accenno: si dice che durante il bombardamento venne polverizzato un grosso scoglio che sorgeva nella baia, liberando le acque del "nostro" Porto Palma. È più una leggenda che un dato di cronaca, ma fa parte di quell'irrefrenabile impulso a cercare qualcosa di positivo anche in eventi drammatici come quelli che abbiamo cercato di narrare. (nella foto, un particolare dell'immagine in testa all'articolo: con un po' di immaginazione si possono distinguere l'incrociatore Gorizia e il famoso ipotetico scoglio all'imbocco di Porto Palma)
ndr: abbiamo tratto i dati di questo articolo dalla revisione e rielaborazione a cura di Augusto Zedda di alcuni estratti dal libro "La Maddalena 1943, la piazzaforte di latta" di S. Sanna.
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