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Immagine del redattoreMarco Pierani

ARC+, il sogno diventato realtà

L'amico e Capobarca AIVA Marco Pierani ha partecipato a questo mitico Rally e ce lo racconta.


ARC sta per Atlantic Rally for Cruisers. Questo raduno per i velisti da crociera e da regata si svolge annualmente dal 1986 ed è organizzato dal World Cruising Club in Inghilterra. Il percorso si estende per 2800 miglia nautiche attraverso l'Atlantico, da Gran Canaria a Santa Lucia. ARC non significa solo raggiungere per primi il traguardo di St. Lucia: anche la componente sociale assume un ruolo importante. ARC vuol dire infatti festeggiare insieme l'arrivo e ampliare la propria rete di contatti. Significa attraversare l'Atlantico insieme e allo stesso tempo vivere un'avventura e un'esperienza individuale. Ecco il resoconto dell'amico e Capobarca AIVA CVC Marco, che ha realizzato quello che per tanti di noi è un sogno nel cassetto.


L'itinerario dell'ARC+

Se ne parlava da qualche anno, ma stavolta sembrava fosse quella buona.

Quando a marzo 2025 Mario mi disse che stava mettendo a punto le ultime cose per partecipare alla ARC+ e se volessi accompagnarlo in quella avventura, ne fui molto lusingato.


È stato da sempre un sogno nel cassetto... traversare I'Oceano Atlantico! Penso che per tutti quelli come me di una certa età sia sempre stato un obiettivo speciale, una di quelle cose che dici "Mah! chissà se mi capiterà mai?" E invece eccoci qui!


Man mano che la data si avvicinava si rendevano necessarie svariate riunioni, tutte via Skype visto che - a parte due membri dell'equipaggio - abitiamo in città diverse.


Saremo in sei, di cui due professionisti e un‘altra persona regatante di livello.


Ci sono mille cose da sistemare per preparare la barca per un impegno cosi importante.

Nel corso dei mesi che precedono la partenza sarà Salvatore a prendersi carico di quasi tutto.


Per me l'avventura inizia a Imperia i primi di ottobre 2024: trasferiremo I'imbarcazione nel porto di Las Palmas de Gran Canaria, da dove prenderà il via l'ARC+. Sono contento di essere ad Imperia alcuni giorni prima della data di partenza per partecipare, seppur marginalmente, agli ultimi controlli.


E poi c'è da fare la cambusa... vorremmo comperare in Italia quei prodotti di cui siamo certi che sentiremo la mancanza nella navigazione fino a Grenada... perciò pasta, olio, parmigiano, vino, ecc. ecc. E poi tutto il fresco.


Saremo in tre nella prima tappa di avvicinamento da Imperia a Malaga, ma la cambusa è e sarà importantissima durante la navigazione, e (devo dire) assorbirà molte energie. Per fortuna con l'aiuto di Clemente (il Comandante) siamo riusciti a non sprecare quasi nulla e ad ottimizzare gli spazi in barca (altra cosa complicata).


Ritengo sia fondamentale riuscire a mangiare bene durante una navigazione cosi lunga e faticosa, ne va del morale e del benessere fisico di tutto I'equipaggio, e penso siamo riusciti a centrare I'obiettivo.


Si parte, la meteo è buona, pure troppo: prima parte, più motore che vela, sosta di una notte a Bornes les Mimosas, ma poi dopo Hyeres entra un bel Maestralino che arriverà al massimo a 25 nodi. Più o meno tiriamo una riga nel Golfo del Leone, una bella bolina a otto nodi, bellissimo.


Tutto perfetto, un po’ di onda ma non troppo, con una mano la barca scivola sull'onda che è un piacere, con il sole ci godiamo una bellissima navigazione verso Barcellona.


La meteo annuncia peggioramento, vento forte da Est, decidiamo di fare sosta a Valencia anche per fare rifornimento di carburante. Aspettando che passi la buriana ne approfittiamo per visitare la città, molto bella. Pensando a quello che sarebbe successo poi, non posso non provare un gran dispiacere e solidarietà per quello che saranno costretti a subire gli abitanti e Ia città stessa.


Approfittiamo di una piccola finestra e ci spostiamo a Cartagena. Il vento da Est è ancora forte e I'armatore preferisce essere prudente e non fare danni visto quello che ci attende. E poi, non c'è fretta.


Giungiamo a Malaga, cambio parziale di equipaggio, scende Mario e salgono Clemente e Carlo. Ora ci aspetta lo stretto di Gibilterra, punto delicato, dobbiamo far sì che vento, marea e corrente siano favorevoli e purtroppo, dopo tanto vento da Est, per qualche giorno l'Ovest forte ci impedirà di proseguire.


Finalmente il tanto atteso allineamento astrale si verifica, salpiamo e ci avviciniamo a Gibilterra a vela. Poi nello stretto ammainiamo le vele (ma tanto il vento come

previsto è calato) e procediamo a motore, scelta comunque consigliabile visto il considerevole traffico. Inoltre è notte, ed è interessante navigare tenendo sotto controllo tutti quei giganti del mare che si incrociano nello stretto.


L'alba ci raggiunge appena al di là di Gibilterra e ci mostra una bellissima cartolina della mitica rocca.

Le colonne d'Ercole sono clementi, ci permettono un passaggio agevole. Proseguiamo lungo la costa africana: Tangeri, Casablanca, poi pian piano ci portiamo più distanti dalla costa puntando la nostra destinazione, Gran Canaria. Il mare è calmo, il vento leggero, facciamo conoscenza con ciò di cui avevamo sentito parlare in tanti racconti di nostri amici: l'onda oceanica. In questa fase devo dire molto amichevole, ma nella sua maestosità il messaggio che arriva è “attenzione gente, per ora sono tranquilla, ma portatemi rispetto o saranno dolori".


L'atterraggio a Las Palmas è di notte (ma perché la maggior parte degli atterraggi è sempre di notte?) e dopo aver aspettato al pontile del carburante I'apertura dell'ufficio, ci viene assegnato un ormeggio ad un ponte.


Sono sempre contento di trascorrere qualche giorno a Las Palmas e alle Canarie in generale, si respira una bella atmosfera, ci sono molte cose da fare e anche bei mercati e buon cibo.

Las Palmas

Mi godo tutto questo per qualche giorno, ma non siamo proprio in vacanza: la barca va pulita, controllata, qualche piccolissima riparazione e qualche implementazione.


Dopo qualche giorno io torno in Italia. La barca rimarrà in porto per circa un mese, se ne

prenderanno cura Clemente e Salvatore, c’è ancora molto da fare.


Questa prima parte della mia avventura al’ARC+ è terminata, ma mi ritengo molto fortunato per aver avuto la possibilità di partecipare a questo trasferimento. L'avvicinamento a questa avventura fa parte dell’avventura stessa. Ho avuto modo di togliermi un po' di ruggine e provare emozioni che soltanto le lunghe navigazioni sanno trasmettere.


Il 7 novembre sono di nuovo in barca, e d’ora in poi si fa sul serio. Lo start è previsto per il 10 novembre: ultime rifiniture, meticolosi i controlli dell’organizzazione sulle dotazioni di sicurezza e poi l’ultimo giorno la cambusa. Non sappiamo più dove mettere le cibarie e l’acqua , ma alla fine con freezer e frigo pieni siamo pronti.

Il marina deportivo è tutto uno sventolare di bandiere dell’ARC sulle crocette e passeggiando sui pontili non si può fare a meno di sorridere a tutti, insomma una grande festa! Ci sono molti bambini che scorrazzano tra una imbarcazione e l’altra contribuendo a mettere allegria a tutta la flotta.


L’ARC+ è una versione più crocieristica dell’ARC, prevede una tappa con arrivo a Mindelo (isola di Sao Vicente, Capo Verde) di circa 800 Mn, e una seconda con arrivo nell’Isola caraibica di Grenada di circa 2200 Mn. Della flotta fanno parte molti catamarani, alcuni veramente grandi e veloci come gli Outremer e i Catana ma la maggior parte delle imbarcazioni sono monoscafi, il più grande dei quali è un Solaris 74. Tre le imbarcazioni Italiane.


Tra le dotazioni di bordo una diventerà certamente essenziale in questo tipo di navigazioni: il collegamento a Starlink. Lo abbiamo visto installato dalla stragrande maggioranza dei partecipanti, e consentirà a tutti di collegarsi alla rete come a casa. Risulterà molto affidabile e facile da usare, una risorsa in più per garantire la sicurezza dei partecipanti e per rassicurare i familiari a casa.


Lo start viene dato alle 12, meteo buona vento leggero, anzi leggerissimo… Ci sono 95

equipaggi e quindi la direzione di regata ha consentito l’uso del motore fino a pochi minuti prima dello start, per cercare di evitare collisioni. Poi qualcuno se ne approfitterà un po’. L’uso del motore è permesso anche durante la navigazione , purché all’arrivo di tappa siano dichiarate con esattezza il numero di ore e minuti.


Dopo aver superato la linea di partenza, dobbiamo anche superare il cono d’ombra di vento formato dall’isola di Gran Canaria. Il vento latita e, una dopo l’altra, quasi tutte le imbarcazioni ammainano le vele e accendono il motore. Lo facciamo anche noi per due ore circa, sufficienti a percorrere una ventina di miglia, dopo le quali incontriamo un bel vento da NNE sui 15 nodi che poi aumenterà fino a 20-25.


Purtroppo questo significa navigare praticamente di poppa e noi, che abbiamo a bordo gennaker e code0, saremo costretti a bordeggiare per tutta la tratta. Saranno invece avvantaggiate le imbarcazioni con parasailor, spinnaker, genoa tangonato, che

alla fine percorreranno molta strada in meno di noi e questo avverrà anche nella seconda parte del rally.


La navigazione è veloce ma le onde sono irregolari e provengono da due direzioni diverse; questo complica le cose al timone, ma non ci impedisce entusiasmanti planate a 10-13 nodi con una punta massima di 16,5.

Con questa intensità di vento i catamarani sono veramente veloci, noi ci difendiamo e tagliamo la linea d’arrivo posta davanti il porto di Mindelo intorno alle 5 del mattino del 15 novembre, terzi in reale del nostro gruppo A e dodicesimi overall in reale.


Abbiamo vissuto alcuni momenti difficili, come quando si è rotta la drizza del gennaker, ai quali però siamo riusciti a far fronte con lucidità. D’altra parte non ci si poteva aspettare di non aver problemi… tutte le attrezzature e la barca stessa, navigando in oceano 24/24, sono sottoposte ad un degrado enorme. I controlli devono essere continui per cercare di prevenire rotture ai punti critici soggetti a maggior usura: tack, bozzelli, drizze , scotte , moschettoni ecc.


Siamo soddisfatti e felici, e Sao Vicente ci accoglie con la sua musica ed i suoi colori , gli abitanti sono cordiali e gentili. Sui pontili del marina ci si scambiano impressioni e racconti e l’atmosfera è di gran soddisfazione per il primo traguardo raggiunto. Inoltre nessuno si è fatto male e questa è la cosa più importante.


Ora ci attendono sei giorni di break, più che sufficienti per riparare le poche rotture subite. La più complessa si è rivelata la sostituzione della drizza sinistra del gennaker, che ha costretto Stefano a lunghe permanenze in testa d’albero al fresco ;-) .

Provvidenziale è stato l’arrivo di Miriam, la moglie di Stefano, che si è prestata a fare da

corriere per la nuova drizza, altrimenti introvabile sull’isola.


Un paio di serate divertenti con musica dal vivo organizzate dall’ARC ci hanno fatto conoscere il suono della Norma, melodia Capoverdiana resa celebre da Cesaria Evora, una vera istituzione qui sull’isola.


Sao Vicente si visita agevolmente con uno scooter, ed è piuttosto desolata, ma proprio nella sua desolazione ci mostra degli scorci affascinanti, come la vista dalla cima della sua montagna più alta, Monte Verde.


La cittadina di Mindelo ha un bel centro storico, molti ristoranti, tutti rigorosamente con musica dal vivo alla sera, un interessante mercato locale e un mercato del pesce ben fornito da vedere (non per nasi delicati!).

Il mercato del pesce di Mindelo.

L’isola di fronte, San Antao, è molto più verde e vale la visita al suo vulcano spento.

La cambusa come al solito ci impegnerà non poco per la scelta dei prodotti freschi da acquistare nei giusti quantitativi e poi lo stivaggio… il quadrato si riempie di odori di coriandolo e agrumi. Un casco bello grosso di banane verdi fa mostra di se nella doccia, impiegherà più di una settimana a maturare ma... che buone!!

Poi arriva il 22 novembre e si torna in mare!! Ora prevista per lo start: le 12. Gran partenza, tagliamo per primi la linea, una piccola soddisfazione con 2200 Mn davanti.

Quindici / diciotto nodi di vento ci accolgono nel primo tratto fino ad entrare nel previsto sottovento di San Antao, situazione simile a quella di Gran Canaria. Anche stavolta quasi tutte le imbarcazioni decideranno di aiutarsi con il motore, noi compresi, con 2-3 nodi di vento non è il caso di stare a sentire le vele che sbattono.

Partenza da Mindelo a Grenada.

Stavolta però mezz’ora di smotorata è sufficiente a farci ritrovare il nostro amico vento , ed è anche abbastanza favorevole! Alziamo quindi il gennaker e, mure a dritta, iniziamo a goderci la navigazione mentre il sole tramonta. Il buio ci avvolge con la flotta raggruppata, vediamo molte barche abbastanza vicine , anche se noi siamo tra quelli più a N. Al mattino sono spariti tutti, non si vede più nessuno, qualche segnale è rimasto solamente sull’AIS, perché tutti stanno seguendo la rotta più breve,

meridionale rispetto a noi.


Siamo veloci, il vento tiene e la VMG è buona: Carlo prova a fare un routing con Adrena grazie a Starlink e sembra una buona opzione quella di proseguire mure a dritta con il gennaker, prossima strambata tra tre giorni!!! Si rivelerà la scelta giusta, dopo una settimana siamo primi!!! Abbiamo avuto piu’ pressione del

resto della flotta , siamo più a N di tutti e con un buon vantaggio anche sui catamarani più grandi.


Ma purtroppo “non è sempre Natale”, ed il vento che fino a quel momento si era mantenuto intorno ai 12 nodi aumenta fino a 20 anche per tutti gli altri, ma soprattutto non ruota verso E come previsto. La VMG diminuisce e da dietro iniziano a rimontarci. Anche il mare è ingrossato, la faccenda si complica, tutto diventa più difficile: la barca è costantemente sbandata, ogni cosa è più impegnativa, timonare, manovrare, cucinare … anche dormire. E poi ci sono gli squall, i nostri groppi, solo che qui ne arrivano 5-6 al giorno, scrosci di pioggia improvvisi e vento che sale fino a più di 30 nodi in pochi minuti. Di notte non si vedono arrivare, fortunatamente il radar ci aiuta e riusciamo a manovrare per tempo, ma dopo una bella pettinata a 35 nodi decidiamo di notte di essere più conservativi con il fiocco (abbiamo voluto la bicicletta???).


Ci giunge la triste notizia di un disperso partecipante alla ARC classica, un ragazzo svedese è caduto fuori bordo, di notte. Le imbarcazioni più vicine deviano dalla loro rotta per aiutare nelle ricerche, sono a 600 Mn da noi. Più tardi sapremo che hanno sospeso le ricerche, un grande turbamento riempie i nostri cuori (ndr: si tratta di Dag Eresund di Ocean Breeze, un Vor70. Il 33enne svedese è caduto fuoribordo il 2 dicembre e non è stato più avvistato nonostante gli sforzi di tutte le barche in gara nelle vicinanze e del Comitato organizzatore. Ad oggi, 20 dicembre, non vi sono altre notizie dello sfortunato velista).


Dobbiamo andare avanti, le condizioni meteo si mantengono costanti nella loro

irregolarità, cerchiamo di sfruttare i salti di vento ma non è facile: sono imprevedibili, dipende da dove passa il groppo. Stefano, il nostro regatante, ci sprona a non mollare e non molliamo, anche se la stanchezza inizia a farsi sentire dopo circa dieci giorni in mare.


Ora chi legge può chiederci: “Ma se è cosi una sofferenza, cosa siete andati a fare ?”

Siamo andati per vedere l’oceano a 360 gradi, le notti stellate come non ne abbiamo mai viste, le planate al tramonto a 12 nodi con il mare d’argento.

Siamo andati per sentire la poppa che si alza quando l’onda ti raggiunge e la prua sembra si voglia infilare sott’acqua, per sentire il rumore del vento all’arrivo del groppo e la barca che parte come se avesse preso un calcio nel sedere.

Siamo andati per vedere queste colline di mare che si spostano insieme a noi, per sentire l’adrenalina che sale quando la barca straorza sull’onda e ti viene da pensare “cazzo, stavolta mi frega“ e poi invece ce la fai.

Siamo andati per le sveglie alle quattro del mattino, che non credevi di sopportare e invece sì, ce l’hai fatta!!! Lì c'è la terra, è Grenada, siamo quasi arrivati!


…ma sono spuntati dal nulla, 4-5 nostri concorrenti, non dobbiamo perdere la concentrazione proprio adesso!!! Non siamo neanche messi cosi male in classifica, le ultime miglia sembrano non passare mai. Anche se l’ aspetto agonistico è secondario , quando vedi le altre barche all’orizzonte non è che puoi farle passare così, come se niente fosse…


Ora siamo al traverso di Point Salines (il punto piu’ a W di Grenada), ammainiamo il gennaker, apriamo il fiocco e orziamo, orziamo dopo 2500 Mn (tante ne abbiamo fatte con il bordeggio). Siamo di bolina sottovento all’isola con mare piatto a 8,5 nodi, ancora 5 miglia e… è fatta!! Sono le 16.45 del 4 dicembre e tagliamo il traguardo. Ci si abbraccia, pacche sulle spalle, high five e sorrisi a 32 denti.


Entriamo nella baia di St. George e ci dirigiamo verso il marina di Port Louis.

All’ormeggio ci aspetta un siparietto molto carino, i ragazzi dell’organizzazione ci attendono con un cocktail ghiacciato di benvenuto, applausi e bandierine sventolanti. Anche gli equipaggi barche vicine si congratulano, la soddisfazione e’ grandissima.


Stappiamo alcune bottiglie e ci scambiamo sensazioni e impressioni, si ride e si scherza fino a tardi, e poi una bella notte di riposo. Ma prima, ciò che desideravo da giorni .una bella doccia calda! A volte ci vuole poco per essere felici.


Il bilancio a bordo è molto positivo: nessuno si è fatto male e non abbiano riportato danni di nessun genere, a parte qualche loop consumato. È stata brava la nostra compagna di viaggio!! Nei giorni successivi guardando la classifica e le ore motore dichiarate , scopriamo che parecchi dei nostri diretti concorrenti hanno smotorato molto più di noi (fermi a 40 minuti), addirittura 25-35 ore. Questo ci spiega come avessero potuto rimontarci cosi velocemente al termine della prima settimana di navigazione.


Alla fine risultiamo dodicesimi overall in reale e terzi di categoria in compensato.

Un risultato che ci ripaga dei nostri sforzi, considerando che siamo la seconda imbarcazione della flotta per miglia percorse e quella che ha usato meno il pilota automatico, soltanto 10 ore.


Ci prendiamo una vista della cittadina di St. George e dell’isola di Grenada respirando un po’ di atmosfera caraibica con la sua natura straripante, fiori dappertutto, e il verde che riempie ogni angolo di terra. Quattro giorni dopo prendo l’aereo che mi riporta a casa, consapevole di essere stato fortunato ad aver vissuto questa esperienza, riconoscente a Mario che mi ha dato questa opportunità e soddisfatto di me stesso per come ho saputo affrontare a questa magnifica avventura.


Buon vento a tutti.


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